IMPIANTO FOTOVOLTAICO
In un mezzo ricreativo, come accennato più volte, ogni singolo elemento, va ponderato con estrema attenzione, “l’impianto fotovoltaico“, non fa eccezioni. E’ sempre una buona idea infatti, valutare attentamente i “pro” e i “contro” di ogni singolo intervento.
L’impianto fotovoltaico però, a mio avviso, non è solamente privo di ogni controindicazione, ma è anche semplicemente, utile.
“Il sole, infatti, è potenza pura. Energia naturale, pulita, sana e soprattutto, gratis!”
E’ ovvio quindi, che per questi ed altri motivi che vedremo tra un attimo, installare a bordo del tuo autoveicolo un kit fotovoltaico, è praticamente un passo obbligatorio, che può fare oltretutto, decisamente la differenza.
L’impianto che consente di trasformare l’energia solare, in energia elettrica, come è facile intuire, si compone di diversi componenti fondamentali. Tra un attimo, li analizzeremo nel dettaglio. Per quanto riguarda invece, il modo corretto per collegarli tra loro, ti consiglio la lettura dell’articolo: “L’impianto elettrico“. Li trovi anche lo schema esplicativo completo, con tutti i riferimenti del caso.
Per tua comodità però, riporto comunque di seguito, la sezione dedicata all’impianto fotovoltaico e al parallelatore di carica. Quest’ultimo, è un elemento assolutamente indispensabile, per poter garantire una perfetta ricarica, sia della batteria dedicata ai servizi e sia di quella preposta per l’avviamento del motore. In realtà, come avrai modo di vedere il dispositivo rappresentato in figura, non è un vero e proprio parallelatore, infatti, il suo nome esatto è, combinatore di carica.
Il “combinatore” in particolare, ma anche i “ripartitori di corrente“, così come i “selettori automatici“, sono tutti caratterizzati da diverse tipologie di funzionamento. Intervengono rispettivamente in modo diverso, seppur similmente, a un dispositivo “parallelatore“. Quindi a meno che tu non voglia seguire fedelmente lo schema elettrico che ti ho proposto, con piena fiducia, prima di prendere le tue decisioni e procedere a un eventuale acquisto, ti consiglio un approfondimento con la lettura del post: “Parallelatori e dispositivi di connessione per batterie“. Avrai così modo di capire, tutte le differenze e svelare ogni mistero legato a questi importantissimi componenti.
Come accennato in precedenza e come puoi notare nell’immagine qui sotto, un impianto fotovoltaico, si compone di un discreto numero di elementi, ma niente di complicato. Infatti, esso è caratterizzato da un funzionamento estremamente semplice ed intuitivo. Prima di procedere però, ti consiglio di visualizzare bene, quanto riportato in figura.
L’intero processo di trasformazione dell’energia, dipende essenzialmente da “1” o più “moduli fotovoltaici“, “PF“. Essi, sono costituiti in prevalenza da celle di Silicio e solitamente disposti sul tetto dell’autoveicolo. La loro conformazione gli consente di convertire l’energia solare, in energia in elettrica. Poiché il valore di tale energia, non è però costante nel tempo, in quanto fortemente dipendente dalle condizioni atmosferiche, è necessario utilizzare anche un idoneo “regolatore di carica“, “CT“. Esso assolve il compito di assicurare sempre un’adeguata corrente di ricarica, agli accumulatori ad esso collegati.
Nell’immagine, sono presenti anche il “pannello strumenti“, “P12“, i fusibili “F1“, “F2“, “F3” e un paio di altri elementi, ma poiché, per quanto indispensabili, non sono strettamente correlati con il funzionamento dell’impianto fotovoltaico, per non creare confusione sull’argomento, li tratto in un’altra sezione del sito. In particolare, tutte le info a riguardo le trovi nell’articolo, “Impianto elettrico“.
CALCOLO TEORICO DEL FABBISOGNO ENERGETICO NEL MINICAMPER
E’ buona abitudine, considerare il fabbisogno energetico totale, già in fase progettuale, in quanto da esso dipende l’intero processo di camperizzazione. Nel caso però, che tu non abbia già provveduto vediamo adesso il semplice procedimento. Esso consiste nel fare una “lista” delle apparecchiature e di tutti gli utilizzatori presenti o di prossima installazione. “Frigorifero“, “piano cottura” se di tipo elettrico, “microonde“, “riscaldatori elettrici“, “elementi tecnologici” ed altro, senza tralasciare nulla. Naturalmente, dovrai necessariamente differenziare la tua lista, in funzione delle rispettive tensioni e correnti di lavoro. Nel caso poi, di utilizzatori bivalenti, che possono quindi funzionare con un’alimentazione di “220” Volt in corrente alternata e alternativamente, anche con un voltaggio di “12” Volt in corrente continua, per un calcolo ottimale, ti consiglio di inserirli nella lista dei “12” Volt.
Completato il tuo elenco, per calcolare il fabbisogno giornaliero dei Watt/ora, “W/h“, ti basterà poi annotare per ogni utilizzatore, la “potenza assorbita“ e moltiplicarla per le ore di funzionamento che deciderai di usufruire di tale utilizzatore. Presta attenzione a non confondere la “potenza nominale assorbita“, con quella effettivamente erogata. Se non conosci la differenza tra le due, ti rimando nuovamente all’articolo sull’impianto elettrico.
“Una volta che avrai determinato le singole necessità di ogni utilizzatore e sommato successivamente tutti i risultati, otterrai il fabbisogno energetico totale”.
Se vuoi sul sito: “my-efoy.com“, è presente un comodissimo calcolatore che ti semplificherà notevolmente l’intero processo. Per avviarlo ti basta cliccare sull’immagine “camper bus“. Per quanto riguarda i dati da inserire nel “calcolatore“, relativi al fotovoltaico ti rimando al successivo paragrafo.
DIMENSIONAMENTO DELL’IMPIANTO FOTOVOLTAICO
Naturalmente, la tua missione, è quella di installare un kit fotovoltaico in grado di produrre sempre la “massima potenza“, sfruttando possibilmente, tutta l’area del tetto a tua disposizione. Purtroppo però, un mini camper, a causa dei volumi ridotti, è soggetto ad altri parametri progettuali, rispetto a un normale veicolo ricreazionale. Anche l’impianto fotovoltaico e il suo dimensionamento, purtroppo non fa eccezioni. Infatti, a causa della ridotta superficie del tetto, il tuo autoveicolo, nella maggior parte dei casi, potrà ospitare pannelli di dimensioni tali, da consentire una potenza massima erogata, non superiore ai “150/200” Watt.
Partendo quindi da questo importante parametro, vediamo adesso nel dettaglio, come costituire l’impianto adatto per il tuo mini camper, al fine di ottenere tutta l’energia di cui hai bisogno.
UNA PICCOLA PREMESSA
In commercio trovi kit “All-In-One“, in cui hai in un unica soluzione, tutti gli elementi fondamentali per dotare velocemente il tuo autoveicolo, di un impianto fotovoltaico. Ultimamente, per invogliare all’acquisto compreso nel pacchetto, puoi trovare non di rado, anche un inverter. Per contenere i prezzi però, a volte, le specifiche reali dei pannelli o del regolatore, o peggio ancora, dell’inverter, non corrispondono assolutamente alla descrizione. Mi è capitato più di una volta, infatti, che aprendo il corpo di un regolatore da “30” Ampere, l’elettronica al suo interno rivelasse ben altra potenza. In un occasione, anche che l’inverter a corredo fosse a onda modificata, invece che a onda sinusoidale pura. Differenza molto importante ai fini delle prestazioni e del costo. Se sei curioso di sapere quale è l’inverter che evita di farti cuocere un eventuale laptop ad esso collegato, dai una letta all’articolo: “inverter per mini camper“. Naturalmente, in questi casi, fare il reso di un singolo elemento, a fronte di un acquisto cumulativo di più componenti, diventa un “pochino” complicato. Pertanto, di seguito tratterò ogni singolo elemento, fornendoti naturalmente, anche le relative opzioni di acquisto.
ELEMENTI COSTITUTIVI DI UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO
Per trasformare il tuo autoveicolo in un eccellente “accumulatore solare“, sarà necessario dotarlo di alcuni specifici componenti. Questi elementi, possono essere suddivisi in “3” categorie principali.
- Pannelli fotovoltaici.
- Regolatori di carica.
- Kit di montaggio.
I PANNELLI FOTOVOLTAICI PER MINI CAMPER
Cominciamo dagli elementi più determinanti, ovvero, i pannelli fotovoltaici. Come ti ho già accennato in precedenza, essi sono costituiti da “celle di silicio“, unite tra di loro elettricamente tramite collegamenti in serie e/o in parallelo, così da formare un’unica grande superficie ricettiva ai raggi solari. La tipologia di celle impiegate, determina di conseguenza anche il nome dei rispettivi pannelli che le impiegano.
I moduli fotovoltaici, sono pertanto principalmente di “4” tipologie:
- A film sottile o amorfi.
- Policristallini.
- Monocristallini.
- Semiflessibili monocristallini.
PANNELLI A FILM SOTTILE O AMORFI
I pannelli a base di “silicio amorfo“, in realtà non sono costituiti da celle vere e proprie. Il silicio infatti, viene semplicemente spalmato uniformemente in piccole quantità, su delle superfici plastiche o vetrate, formando un unico film sottile di appena qualche millimetro di spessore. Per questo motivo tali pannelli, sono anche chiamati, appunto, a “film sottile“. Questa particolare tipologia, consente anche la realizzazione di pannelli flessibili, che ben si adattano a ricoprire le superfici non lineari o irregolari.
I moduli amorfi, in oltre, non necessitano di alcuna cornice di rinforzo. Questa assenza, gli conferisce un ingombro sicuramente inferiore, rispetto alle altre tipologie che vedremo tra un attimo. Ingombro ulteriormente ridotto, anche dal fatto che contrariamente ai pannelli policristallini, ad esempio, i pannelli di tipo amorfo, non risentono in modo particolare delle alte temperature. Non necessitano pertanto, di essere disposti a una certa distanza dalla superficie di supporto, al fine di favorire una corretta ventilazione.
Per contro, nonostante siano più performanti di altri, in condizioni di scarsa luminosità, il loro rendimento in linea generale, è però solamente di circa il “6/10%“. Per questo motivo, vengono principalmente utilizzati per piccoli impieghi e realizzati in dimensioni, solitamente ridotte.
I POLICRISTALLINI
I pannelli “policristallini“, diversamente dai precedenti, utilizzano il silicio grezzo, che viene fuso e successivamente versato, in uno stampo quadrato, detto cella. La resa energetica, in questo caso, è compresa tra il “16” e il “20%“.
Come già accennato, questi pannelli, a differenza dei precedenti, necessitano però di un telaio di supporto, solitamente realizzato in alluminio anodizzato che ne aumenta lo spessore finale. A incrementare ulteriormente l’altezza del prodotto finito, provvede anche il posizionamento del vetro temperato, obbligatorio, per proteggere le celle dalle intemperie. Naturalmente, l’elemento protettivo, incide anche sul peso specifico totale del prodotto finito. Pannelli così costituiti infatti, possono arrivare a seconda delle dimensioni, anche a valori di peso compresi tra gli “8” e i “14” kg.
I MONOCRISTALLINI
I pannelli dotati delle pregiate celle “monocristalline” sono quelli più efficienti e di conseguenza, anche i più costosi. Sono infatti costituiti da cristalli di silicio puro, lavorati per ottenere degli spessori estremamente sottili. Questi pannelli, sono facilmente riconoscibili, per la forma solitamente “ottagonale” delle celle. Il loro rendimento a seconda dei modelli, è mediamente compreso tra il “18/20%“, arrivando in alcuni casi, anche a sfiorare valori prossimi al “30%“. Come per i precedenti, anche i monocristallini sono generalmente dotati di un vetro di protezione e pertanto caratterizzati da un modesto peso specifico. Sono simili ai policristallini anche per dimensioni, in quanto caratterizzati da analoghi telai di rinforzo.
SEMIFLESSIBILI MONOCRISTALLINI
Recentemente, negli ultimissimi anni, sono stati proposti, anche dei pannelli monocristallini cosiddetti “semiflessibili“, che seppur caratterizzati da un certo grado di flessibilità, promettono comunque una buona efficienza energetica.
“Questa tipologia è quella che meglio si adatta a mio avviso, all’allestimento dei nostri autoveicoli.”
Sono infatti relativamente leggeri ed estremamente pratici. L’installazione, come vedremo più avanti, è semplice e duratura nel tempo. Di seguito, alcuni esempi.
QUALE E’ LA DURATA MEDIA DI UN PANNELLO FOTOVOLTAICO?
Indipendentemente dalla tipologia, direi di considerare una vita media, che va dai “15”, ai “25” anni. Non a caso infatti, quasi la totalità delle ditte che li producono, garantiscono per questo periodo, un rendimento minimo negli anni, compreso tra il “75” e “80%” di quello nominale.
I REGOLATORI DI CARICA
Generalizzando, diciamo che un regolatore di carica, si occupa principalmente di assicurare una “corrente costante”, alla batteria e agli utilizzatori elettrici. Questo fondamentale strumento, svolge però anche altre importanti funzioni. Infatti, ad esempio, in caso di necessità, provvede anche a interrompere istantaneamente e in modo completamente automatico il collegamento tra pannello e batteria, quando la capacità della stessa, raggiunge valori prossimi al “100%“. Viceversa, si occupa della disconnessione dei carichi, anche quando la carica residua, scende sotto una soglia di sicurezza prestabilita, evitando possibili danneggiamenti, o malfunzionamenti. Eliminando, tutti i possibili stati di sovraccarica o di scarica eccessiva, manterrà costantemente la batteria, o le batterie ad esso collegate, in buona salute e più a lungo nel tempo.
I regolatori, detti anche controller, si suddividono principalmente in “2” categorie.
- PWM. “Pulse Width Modulation”.
- MPPT. “Maximum Power Point Tracking”.
A titolo puramente indicativo, ti informo che in realtà esiste anche un’altra tipologia di controller, ovvero, quelli a carica “Shant“. Ma di fatto, a parte l’alta affidabilità dovuta ai pochi componenti elettrici utilizzati, a parità di prezzo, non offrono particolari caratteristiche degne di nota. Quindi, in questa occasione specifica, non li tratterò.
Partiamo pertanto, dai regolatori appartenenti alla prima categoria, ovvero, i controller “PWM”, particolarmente indicati per alimentare le batterie da “12” Volt, con pannelli caratterizzati da una tensione di uscita compresa tra i “12” e i “24” Volt.
“Questa tipologia di controller, è relativamente economica, ma offre tutte le qualità necessarie, per la realizzazione di un impianto fotovoltaico semplice e funzionale”.
A mio avviso, sono comunque da preferire rispetto ai più costosi “MPPT“, che danno il meglio di se, soprattutto con impianti dotati di un numero elevato di pannelli, magari anche diversi tra loro e che lavorano a tensioni elevate.
I controller “PWM“, sono a mio avviso i più indicati, anche in base alla tipologia delle batterie generalmente impiegate, sui nostri autoveicoli. Essi infatti, funzionano perfettamente con gli accumulatori al piombo, open, AGM e gel. Non sono però generalmente adatti, per l’utilizzo di batterie all’idruro di nichel, litio, Liions o altre. Qualora tu non fossi a conoscenza delle diverse caratteristiche, relative alle varie tipologie di accumulatori in commercio, nell’articolo: “Batteria servizi per auto“, trovi tutte le info necessarie.
Un’altra differenza sicuramente rilevante, è che i controller “PWM“, sopportano meglio le alte temperature estive. Viceversa, i controller “MPPT“, si esprimono al meglio, proprio con le basse temperature. Pertanto, a meno che tu non preveda un utilizzo “prevalentemente invernale“, del tuo veicolo ricreativo, anche in questo caso, mi sento di consigliarti i controller appartenenti alla prima categoria.
Un altro vantaggio dei regolatori “PWM“, è legato alla loro tipologia costruttiva. Essi infatti, prevedono generalmente una base metallica, più o meno lavorata, per la “dissipazione del calore“. Un dissipatore di tipo passivo, che diversamente da quello attivo, utilizzato sugli “MPPT“, rende i controller “PWM“, decisamente più affidabili.
Più avanti nel post, precisamente nel paragrafo relativo alla posa in opera dei singoli elementi dell’impianto fotovoltaico, troverai un filmato che ti mostra anche l’estrema facilità di montaggio e di regolazione di questi particolari controller.
Ricapitolando, vediamo nel dettaglio le caratteristiche principali dei regolatori “PWM“, sempre in funzione del nostro particolare campo di utilizzo, e perché dovresti sceglierli.
- Il prezzo è decisamente abbordabile.
- Semplici da installare e configurare.
- Grazie ad un dissipatore passivo, sono durevoli nel tempo.
- Lavorano egregiamente con temperature comprese tra i “40” e i “70°C”
I regolatori “MPPT”, come potrai verificare anche nelle immagini successive, sono decisamente più costosi rispetto ai precedenti. Come ti ho già accennato, a mio avviso, il prezzo elevato è giustificato soprattutto per l’utilizzo su impianti prevalentemente domestici, caratterizzati da un numero elevato di pannelli. La loro principale caratteristica, risiede proprio nel fatto, di poter accoppiare pannelli e accumulatori con caratteristiche differenti. Sicuramente però, possono offrire alcuni vantaggi anche sui nostri automezzi. Rispetto ai precedenti infatti, sono caratterizzati da una maggiore efficienza energetica, soprattutto in determinate condizioni. In base al loro principio di funzionamento, ad esempio, in situazioni di scarsa luminosità possono garantire un rendimento maggiore del “20/30%“, rispetto ai regolatori “PWM“.
In oltre, essendo dotati di un’elettronica più sofisticata, ti mettono al riparo da eventuali interferenze audio, problema purtroppo menzionato da alcuni utenti, che utilizzano i controller più economici, appartenenti alla prima categoria.
Gli “MPPT“, diventano una scelta obbligata, anche nel caso tu decida di dotare il tuo autoveicolo, degli accumulatori “Lipo“. Nell’articolo: “Batteria servizi per auto“, che ti ho segnalato in precedenza, puoi infatti vedere tutte le particolari esigenze, anche per quanto riguarda le fasi di carica, di questi sofisticati accumulatori.
Anche per questa seconda tipologia vediamo quali sono i benefici reali applicabili sui nostri veicoli ricreativi, tenendo conto di quanto detto in precedenza, riguardo ai pannelli impiegabili e alle condizioni di utilizzo.
- Decisamente più efficienti, soprattutto alle basse temperature.
- Possibile utilizzo combinato di pannelli e accumulatori differenti.
- Migliore schermatura alle onde radio.
Di seguito, alcuni esempi di entrambe le categorie. In particolare, ci tengo a precisare, che per i modelli “PWM” proposti, posso sicuramente dare una recensione positiva, in quanto ho avuto modo di testarli e installarli entrambi. Riguardo ai controller “MPPT” segnalati, invece, non ho acquisito esperienze dirette, pertanto, valuta attentamente, perchè onestamente, risultano essere particolarmente economici, rispetto agli standard.
PWM
MPPT
Ogni tipologia di regolatore, ovviamente, avrà un costo di acquisto direttamente proporzionale alle caratteristiche costruttive, come ad esempio “l’amperaggio massimo” tollerato, ma il prezzo però, al di la della categoria di appartenenza, sarà anche dipendente, naturalmente, dal numero di funzioni supplementari disponibili, come ad esempio, una o più uscite “USB“, sensori di temperatura, dispositivi di sicurezza e simili. Alcuni infatti, a fronte di un costo più elevato, offrono anche la possibilità di controllare in tempo reale, da remoto, sul tuo smartphone, lo stato di carica e altri parametri, tramite un “app dedicata“. Un dispositivo molto valido, dotato di questa ultima caratteristica, è il “Victron Smart Solar MPPT 75/15“, che trovi di seguito.
COME SCEGLIERE IL REGOLATORE PIU’ APPROPRIATO
Oltre a una scelta basata sulle informazioni acquisite fino ad ora, relativa quindi alle caratteristiche costruttive e alle funzioni più o meno evolute, sappi che prima di ogni altra cosa, dovrai valutare il tuo acquisto, soprattutto in funzione della “corrente nominale di carica“. Valore solitamente espresso in Ampere, “A“. Per farlo senza commettere errori, indipendentemente dalla tipologia di appartenenza, dobbiamo fare riferimento alla legge “legge di Ohm“. Ovvero:
A = W : V
In cui nel nostro caso specifico, “A” rappresenta proprio la corrente di riferimento del nostro regolatore. La “W“, esprime la potenza complessiva erogata dal pannello, o dai pannelli fotovoltaici e la “V” al denominatore, il potenziale dei nostri accumulatori.
Se ad esempio, vogliamo dotare il nostro autoveicolo, di un pannello fotovoltaico che sviluppa “200” Watt, che ci consenta di ricaricare accumulatori che lavorano a “12” Volt, per la legge di Ohm, otterremo:
A = 200 : 12
Pertanto un regolatore da “16,6” Ampere sarà teoricamente sufficiente.
Poiché in realtà, per determinare la qualità dell’elettronica che li costituisce, entrano in gioco anche altri fattori da non sottovalutare, come ad esempio, l’anno di fabbricazione, la casa produttrice, lo stato di provenienza, per evitare surriscaldamenti eccessivi del controller e metterci al tempo stesso al riparo da altre problematiche, io preferisco sempre incrementare il valore ottenuto di un buon “50%“. Nel nostro esempio quindi, per dormire sonni tranquilli, è a mio avviso da preferire un regolatore da “30” Ampere.
I KIT E I SET PER LA POSA IN OPERA
L’installazione di un impianto solare per mini camper, come vedremo nel prossimo paragrafo, è tutt’altro che complicata. Con le dovute accortezze, puoi infatti provvedere autonomamente. All’occorrenza, servendoti anche dei “kit e degli accessori per il montaggio” facilmente reperibili online.
Non mi dilungo troppo su questi elementi, poiché le immagini che seguono, a mio avviso, sono già di per se, molto esaustive.
Naturalmente, per ulteriori approfondimenti sui kit preposti al fissaggio dei pannelli fotovoltaici, o per ogni altro tuo dubbio, ti ricordo che puoi contattarmi in qualsiasi momento. Se vuoi anche tramite “Whatsapp“. Ti basta cliccare sull’immagine che segue.
POSA IN OPERA DELL’IMPIANTO FOTOVOLTAICO PER MINICAMPER
Adesso che abbiamo chiarito, quali sono tutti gli elementi che compongono un impianto fotovoltaico, le caratteristiche che li identificano e come reperirli, vediamo come installarli a bordo del tuo autoveicolo, nel modo più appropriato. Cominciamo con una panoramica generale, seguendo come esempio il video seguente, che descrive, tutti i passaggi fondamentali per una corretta installazione.
Terminata la visione però, mettiti comodo, perché vorrei fornirti alcune importanti precisazioni e aggiungere degli utili consigli, che sicuramente ti agevoleranno, durante tutto il processo di installazione.
Spero che il filmato, sia stato di tuo gradimento. Ora, non perdiamo altro tempo e procediamo, cominciando proprio con l’analizzare le “6” fasi principali, per una corretta posa in opera di tutti gli elementi.
- Collocamento provvisorio del pannello e marcatura della posizione esatta per l’installazione.
- Rimozione del pannello, pulizia dello stesso e delle superfici di base.
- Foratura del tetto e dell’abitacolo, per il passaggio dei cavi elettrici.
- Affrancatura definitiva, del pannello fotovoltaico e della scatola passacavi tramite collante apposito.
- Installazione del regolatore di carica e altri elementi.
- Posizionamento, collegamenti e fissaggio dei cavi elettrici.
COLLOCAMENTO PROVVISORIO DEL PANNELLO FOTOVOLTAICO
La primissima fase dell’installazione, consiste nel decidere l’ubicazione e il posizionamento del pannello fotovoltaico. Valuta attentamente il punto di applicazione e successivamente, segna i riferimenti con un marcatore. In alternativa al nastro di carta mostrato nel filmato, ti consiglio di utilizzare del “nastro isolante” da elettricista. A mio avviso, molto più pratico, soprattutto al momento della stesura del collante. Ti esorto in oltre, a non limitarti a singoli angoli, ma ad applicarlo lungo “tutto il perimetro del pannello“, lasciando una distanza di circa “5” mm, come nell’immagine che segue.
PULIZIA DEL PANNELLO E DI TUTTE LE SUPERFICI DI BASE
Posizionato il nastro di protezione, rimuovi provvisoriamente il pannello e procedi alla pulizia dello stesso e di tutte le superfici. Per non inficiare la tenuta del nastro isolante, durante la fase di pulizia, puoi adoperare anche del semplice “alcol denaturato“, ma per evitare ogni sorta di problematiche, ti consiglio di utilizzare una validissima alternativa, ovvero, un detergente a base di “isopropanolo“, più aggressivo e molto più performante. Non lascia residui e soprattutto, non rovina le parti in materiale plastico o gomma. Fai però comunque…
“Attenzione alle superfici verniciate!”
“Mi raccomando!”
FORATURA DEL TETTO E DELL’ABITACOLO PER IL PASSAGGIO DEI CAVI ELETTRICI
La fase di foratura del tetto, è un momento molto delicato e necessita della tua massima concentrazione.
Valuta attentamente, se e come rimuovere eventualmente, il sottotetto. Se necessiti di suggerimenti sull’argomento, dai un’occhiata all’articolo: “le fasi preliminari e lo smontaggio“.
Tornando al foro da praticare, le sue dimensioni, dipenderanno naturalmente, anche dalla tipologia dei connettori elettrici, che andrai a utilizzare. Pertanto, valuta attentamente prima di procedere.
Nell’immagine che trovi nel prossimo paragrafo, noterai che hai “2” opzioni a tua disposizione. La prima, che mi sento di consigliarti, è quella che prevede un foro per far passare i cavi, direttamente sotto il pannello. “Soluzione A“. E’ a mio avviso, il metodo più pratico. Il tetto rimane infatti, pulito e ordinato. La seconda opzione invece, è quella più classica e prevede l’utilizzo di un pressa cavo, solitamente fornito a corredo del pannello. “Soluzione B“. In questo secondo caso, sarà fondamentale sigillare oltre al pannello fotovoltaico, anche il pressa cavo, nel modo più opportuno. Ricorda in oltre, che il foro che andrai a effettuare sul tetto del tuo autoveicolo, dovrà essere abbastanza grande, da consentirti di interporre anche la “guaina isolante protettiva“, al fine di evitare che i cavi elettrici, possano subire eventuali abrasioni o lacerazioni.
FISSAGGIO DEFINITIVO DEL PANNELLO E DELLA SCATOLA PASSACAVI
Prima di procedere al fissaggio definitivo del pannello, ti consiglio di applicare del nastro isolante, come hai già fatto in precedenza sul tetto, anche lungo tutto il perimetro del pannello. Questo accorgimento, dopo la stesura del collante specifico “Sikaflex 521 UV“, ti consentirà di ottenere una migliore finitura superficiale e una perfetta tenuta meccanica. Nel caso poi, tu decida per l’installazione anche della “scatolina pressa cavi“, dovrai naturalmente, riservargli lo stesso tipo di trattamento.
Come hai appena avuto modo di vedere, la stuccatura con il silicone e simili, richiede un pochino di attenzione. Ti assicuro però, che è tutt’altro che complicata. La tecnica di applicazione, è la stessa che ho trattato anche nell’articolo riguardante “il tetto sollevabile“. Nel caso tu non abbia avuto ancora l’occasione di leggere il post in oggetto, puoi approfondire l’intero procedimento, mediante il video che segue.
INSTALLAZIONE DEL REGOLATORE DI CARICA E ALTRI ELEMENTI
Per quanto riguarda l’installazione del “regolatore di carica” e di tutti gli altri eventuali elementi, quali punti luce, utilizzatori, pannelli di controllo, e strumenti di misurazione, ti ricordo che è sempre una buona norma, posizionarli il più vicino possibile tra di loro.
Nella fase di montaggio, ricorda in oltre, di affrancare ogni singolo elemento, mediante l’impiego dei dispositivi di fissaggio specifici, al fine di garantire una buona tenuta meccanica, a prova di vibrazioni. Così facendo, potrai scongiurare malfunzionamenti, ed eventuali danni accidentali.
Nel posizionare il regolatore, ricorda che esso è soggetto a riscaldamento, pertanto al momento dell’installazione scegli preferibilmente, una zona ventilata. Nel caso poi, tu abbia optato per un controller di tipologia “PWM“, ti rammento che molto probabilmente, esso sarà dotato di una ventilazione di tipo passivo. Quindi, meglio fissarlo direttamente alla lamiera dell’autoveicolo, per far si che il calore si disperda, in modo ottimale.
Nel video che segue, come mostrato anche nello schema visto in precedenza, sono visionabili i semplici collegamenti elettrici. Ogni regolatore è dotato di una morsettiera generalmente suddivisa in “3” sezioni. Una prima, riguardante la connessione del pannello fotovoltaico. Una seconda sezione per i collegamenti della batteria e una terza per connettere gli eventuali utilizzatori a “12” volt.
“Mi raccomando, verifica sempre la polarità dei cavi di connessione e dei rispettivi elementi”.
Nel filmato è mostrata chiaramente anche la fase di configurazione di tutti i parametri necessari.
POSIZIONAMENTO COLLEGAMENTI E FISSAGGIO DEI CAVI ELETTRICI
Poco fa, ti ho consigliato di posizionare tra di loro, tutti gli elementi, alla minore distanza possibile. La motivazione, in particolare, riguarda l’assorbimento di corrente, che interessa i cavi elettrici di collegamento. C’è infatti una correlazione tra la corrente assorbita, la lunghezza del cavo e la sua sezione. Ricorda che è comunque buona norma far si che…
“I cavi elettrici, siano sempre rigorosamente, della minore lunghezza possibile!”
Per capire l’importanza di questa affermazione e procedere in tutta serenità alla realizzazione del tuo impianto fotovoltaico, in modo sicuro ed efficiente, ti consiglio nuovamente, indovina un po, la lettura dell’articolo: “Impianto elettrico“, nel quale, trovi anche un comodo calcolatore, che ti consente di verificare in tempo reale e con estrema facilità, la sezione dei cavi di collegamento, più idonei da utilizzare.
“Nell’eventualità, sostituisci i cavi elettrici in dotazione, con altri specifici per il fotovoltaico e di sezione appropriata.”
Ricorda in oltre, che è di fondamentale importanza, fissare correttamente ogni singolo cavo, curando in particolar modo tutti i punti di contatto, sia dal punto di vista elettrico e sia dal punto di vista meccanico.
Come già accennato, presta anche particolare attenzione ai cavi provenienti dal tetto. Ricorda di posizionare la “guaina spiralata” protettiva, di diametro appropriato. Assicurati che essa, fuoriesca di circa “10” mm dalla lamiera, all’interno del pressa cavi, o in assenza di quest’ultimo, quantomeno a filo del tetto, per evitare eventuali abrasioni.
Apponi anche il “Sika Flex“, intorno al foro di ingresso, per scongiurare ogni possibilità di infiltrazione di acqua, o di umidità.
Prima di serrare i cavi elettrici nei rispettivi pressa cavo, per garantire una connessione ottimale nel tempo, io sono solito applicare su entrambi e nei rispettivi alloggiamenti il “Technicqll“, una validissima colla elettro-conduttiva.
Per non lasciare nulla al caso, se hai deciso di utilizzare il pressa cavo, su tutte le parti in plastica, apponi anche un sigillante a media resistenza, come il “Loctite SI-5331“, sempre per evitare possibili infiltrazioni d’acqua. Questo particolare collante, al contrario del silicone e simili, ti consentirà all’occorrenza di smontare tutti gli elementi senza alcuno sforzo.
Ok! Direi che per questo argomento, è davvero tutto! Ora, hai acquisito l’insieme delle informazioni necessarie, per poter realizzare il tuo impianto fotovoltaico per mini camper, in tutta tranquillità. Naturalmente per qualunque chiarimento o approfondimento, come sempre, resto a tua completa disposizione.
Prima dei saluti finali, è per me doveroso, ringraziarti per il tempo che mi hai gentilmente dedicato. Nel farlo, vorrei lasciarti un’ultima considerazione, ricordandoti che aspetto con ansia, di sapere il tuo punto di vista sull’argomento, magari, anche tramite i commenti qui sotto.
Il poeta spagnolo “Lorenzo Olivàn” recita:
“Il sole dell’alba, è sempre una promessa. Quello del mezzogiorno, implacabile, ci giudica. E quello del tramonto, irrimediabilmente ci ha già condannato.”
Consentimi di aggiungere:
“Che la nostra inevitabile condanna, non sia per noi reclusione e limitazione, ma un pieno di rinnovabile e inesauribile energia!”
Pertanto, il mio augurio, è che tu possa rimanere sempre, una persona solare, con un’ottima carica fisica, ed emotiva.
Ciao. A presto.
Ciao, sono Lucio, Webmaster ed editor di miniautocamper.com. Oltre a lavorare sul campo, mi occupo di consulenza e formazione. Amo sporcarmi le mani per realizzare in team ogni genere di idee, ma non inizio mai nessun lavoro senza avere la certezza di un valido risultato finale. La mia esperienza a Tua completa disposizione per aiutarti a dar vita a ogni tuo progetto.
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