IMPIANTO ELETTRICO
E’ giunto il momento di dare un deciso “colpo di carica” al tuo progetto, come potrai constatare tra un attimo, per farlo nel modo migliore, è assolutamente indispensabile intervenire sull’impianto elettrico del tuo autoveicolo. Per aiutarti in questo particolare percorso, oltre alle preziose informazioni sull’argomento, più avanti nel post trovi anche lo schema elettrico completo, che ho ideato specificatamente per i nostri “camper di dimensioni ridotte“. A mio avviso, esso rappresenta un’ottima base di partenza, estremamente funzionale ed efficiente. Completo di tutti gli elementi necessari, ma al tempo stesso ampliabile, naturalmente, secondo le tue personali esigenze e senza alcun tipo di limitazione, sia tecnologica che temporale.
Prima di “fornire la giusta energia”, al tuo personale veicolo ricreazionale, sfruttando proprio i riferimenti facilmente replicabili, messi a tua disposizione da “miniAutocamper“, è necessario però trattare in prima battuta, a livello generale, l’argomento “elettricità”.
NOTA N°1. SOLAMENTE NOZIONI UTILI
Ti informo fin da subito, che in questo post, “non troverai“, argomenti riguardanti la sostituzione o il potenziamento, degli organi elettrici o ellettro-meccanici di primo equipaggiamento. Perché, oltre al fatto che per eseguire queste particolari tipologie di interventi, sono indispensabili conoscenze e attrezzature specifiche a riguardo, ti ricordo che questo sito, fondamentalmente, si prefigge di “semplificare“. Pertanto, anche in merito all’impianto elettrico del tuo autoveicolo, valuteremo solo ed esclusivamente gli interventi ritenuti “necessari“, puntando a essere sempre il meno invasivi possibile. Naturalmente, se sei interessato, a eseguire dei “lavori più radicali“, sia in ambito elettrico o sia di altro genere, sentiti libero di contattarmi in qualunque momento. Se vuoi, anche lasciando un tuo commento, in fondo a questo post. Sarà mia premura ragguagliarti ed eventualmente, approfondire l’argomento in un’altra sede, o magari, consigliarti un altro articolo specifico dedicato.
Sei pronto? OK! 1… 2… 3… Energia!
Sto per fornirti adesso, tutte le informazioni utili e necessarie, per procedere autonomamente, all’integrazione dei singoli elementi che costituiranno il tuo nuovo impianto elettrico di base. Come ti ho detto, mi concentrerò maggiormente sulle nozioni pratiche. Prometto infatti, di limitare il più possibile, la parte teorica. Naturalmente però, anche se la teoria è ridotta ai minimi termini, per riuscire nel tuo intento, dovrai necessariamente dedicare parte del tuo tempo, anche all’apprendimento di alcuni semplici concetti fondamentali.
“Poche facili regole da osservare, per mettere in pratica le tue idee, velocemente e in tutta serenità.”
ELEMENTI COSTITUTIVI FONDAMENTALI
Iniziamo quindi, ad intraprendere il percorso, che ti consentirà di attraversare serenamente il buio, per andare velocemente, dritto “verso la luce“. Partiamo quindi, dagli elementi fondamentali. Consideriamo per il momento, “3” categorie principali:
- Le fonti energetiche. Esse forniscono alternativamente, una specifica quantità di energia, caratterizzata da una tensione di uscita di “12” o “220” Volt e una corrente variabile, determinata dal carico applicato.
- I sistemi di accumulo e le apparecchiature. Possono essere di diverse tipologie. Consentono di stivare e convertire, l’energia elettrica assorbita da una determinata fonte, per renderla poi disponibile, in caso di necessità.
- I punti luce e gli utilizzatori. Sono tutti quegli elementi, che ti permettono di prelevare o utilizzare l’energia elettrica, necessaria per compiere un’azione specifica. Connettere un apparecchiatura elettrica, illuminare un ambiente, riscaldare l’acqua dell’impianto idraulico, climatizzare l’interno dell’abitacolo e via dicendo.
NOTA N°2. OGNI MONDO HA LE SUE LEGGI
Come ti ho preannunciato poco fa, prima di cominciare a parlare di caratteristiche elettriche, numeri e misurazioni, è necessario dedicarci un pochino, allo studio della teoria.
Introduciamo quindi, una delle leggi fondamentali che regolano l’energia elettrica: “La prima legge di Ohm“. Ti risparmio la definizione e vado subito al sodo.
Tale legge, mette in relazione, “l’intensità della corrente elettrica” che passa attraverso un materiale conduttore, con la “tensione” rilevata agli estremi di tale materiale e la “resistenza” che lo stesso, oppone al passaggio della corrente.
Senza entrare troppo nel dettaglio, vediamo cosa questa legge, comporta dal punto di vista, prettamente pratico. Supponiamo ad esempio, che tu con un “multimetro digitale“, posizionando le sonde in dotazione sui “2” poli della batteria del motore, voglia capire cosa mostra il display, per poi sfruttare questa conoscenza, a tuo vantaggio. Ebbene, il valore che leggerai sullo schermo, esprime una “differenza di potenziale“. Questa divergenza, è detta “tensione” e si misura in “Volt“. Il simbolo è la lettera “V“. Per la legge di Ohm, il valore è determinato dalla seguente formula:
V = i x R
In cui “i“, è l’intensità di corrente che viene misurata in “Ampere“. L’unità di misura è “A“. “R” è invece la resistenza e si misura in “Ohm“. L’unità di misura, in questo caso è “Ω“.
Tutto chiaro? Spero di si, ma se così non fosse, prenditi “2” minuti e rileggi con calma, queste ultime righe. Fissa bene, il tutto nella tua mente, perché è molto importante, per capire i passaggi che seguiranno. Quando sei pronto, andiamo avanti.
“Fatto? Bene, procediamo.”
Supponi adesso per un attimo, di voler connettere una lampada da “40 Watt“, ai capi della tua batteria, per verificare quanta corrente passa, attraverso i rispettivi cavi di collegamento. La legge, che regola il calcolo della potenza elettrica, è la seguente:
P = V x i
“V” ed “i” sai già cosa sono, dalla formula precedente e ne conosci anche, le rispettive unità di misura. “P” invece, rappresenta proprio la “potenza“, che viene misurata in “Watt“. La sua unità di misura è quindi la “W“.
Per calcolare il valore della corrente che attraversa i cavi, pertanto, ti basta usare una formula inversa, ricavata da quella vista un attimo fa:
i = P : V
Sostituendo alle lettere, i valori del nostro esempio, ed eseguendo la semplice divisione, otterrai:
ì = 40 : 12 = 3,33 A
Fin qui tutto chiaro? Mi auguro di si. Se così non fosse però, come hai già fatto in precedenza, ti consiglio di rileggere con calma e attenzione, tutti i passaggi appena visti. Prova a memorizzarli, ma se non hai ancora acquisito la giusta familiarità con le formule, non preoccuparti più di tanto. Più avanti infatti, tornerò sull’argomento e prometto di far sparire, anche il tuo più piccolo dubbio.
LE FONTI ENERGETICHE
Proseguiamo adesso, con la descrizione in generale, riguardante le fonti energetiche. Queste “sorgenti“, vengono generalmente classificate in base alla “tensione” nominale fornita, che ti ricordo, viene misurata in “Volt“. Nella maggior parte dei casi, sugli autoveicoli, tranne rare eccezioni, si utilizzano tensioni nominali, con un valore di voltaggio rispettivamente di “12” e di “220” V.
Come rappresentato nell’immagine qui sopra, le “fonti vitali”, che pertanto dovresti poter e voler utilizzare sul tuo mini camper, sono essenzialmente di “3” tipologie:
- Il motore dell’autoveicolo. Anche se è più giusto parlare di “alternatore“, dal momento che è lui, a trasformare l’energia termica prodotta dal propulsore, in energia elettrica a “12” volt. Energia, che viene per altro generata, prevalentemente durante i trasferimenti.
- Le fonti esterne. Le colonnine nei campeggi, le prese di corrente in ambito domestico, come anche un eventuale generatore, forniscono una elettricità supplementare, a volte determinante, per il tuo autoveicolo. Purtroppo, in questo caso specifico, essa viene assorbita esclusivamente, durante le soste più o meno prolungate.
- L’impianto fotovoltaico. Un insieme di elementi che sfruttando l’energia solare, ne produce una di tipo elettrico, stabilizzata a “12” volt. Acquisibile anche in mobilità, ma fortemente dipendente però, dalle condizioni meteorologiche.
Come avrai certamente dedotto, un impianto elettrico per essere funzionale ed efficiente, deve consentirti almeno in linea teorica, di poter usufruire contemporaneamente, di entrambe le tipologie di alimentazione. “12” e “220” Volt. Possibilmente, senza riserve. “24 ore su 24“, indipendentemente dal fatto che l’autoveicolo sia in marcia, o in sosta e con qualunque condizione meteorologica.
Affinchè, questo sia possibile, dovrai però necessariamente fare uso, di alcuni utili strumenti in grado di conservare l’energia elettrica e di altri, che invece, possono trasformarla cambiandone all’occorrenza, anche il modo di utilizzo.
NOTA N°3. DUE CORRENTI DIVERSE
Prima di procedere, ancora un pochino di teoria. E’ bene che tu sappia infatti, che l’energia elettrica erogata da una fonte, può essere trasmessa sotto forma di “corrente continua“, identificata dal simbolo “DC” o come “corrente alternata“, “AC“. La prima ha una forma stabile e lineare, mentre la seconda, come puoi vedere anche nelle immagini che seguono, mantiene nel tempo, un andamento di tipo sinusoidale.
La differenza principale, tra la corrente elettrica continua e quella alternata, oltre che dagli ambiti di applicazione, risiede proprio, nella diversa tipologia di funzionamento. In ambiente domestico ad esempio, si preferisce usare la corrente “alternata“. Nel settore automotive invece, quella di tipo “continua“, è la più gettonata. Soprattutto per quanto riguarda la gestione e l’alimentazione di tutti gli accessori di bordo. Indipendentemente dal fatto, che la tipologia dell’autoveicolo, sia tradizionale, ibrida, o elettrica.
SISTEMI DI ACCUMULO E APPARECCHIATURE ELETTRICHE
Come hai avuto modo di vedere, gli elementi appartenenti alla seconda categoria, sono i sistemi di accumulo e gli apparati elettrici. Entriamo quindi adesso, nel dettaglio e vediamo quali sono tutti gli “ottimizzatori” necessari, per realizzare un impianto elettrico polifunzionale. Gli accessori utili al nostro scopo, possono essere tutti raggruppati, in “3” importanti categorie principali:
- Gli accumulatori. Chiamati comunemente “batterie“, consentono di raccogliere e contenere, una determinata quantità di energia elettrica. Energia, che è poi successivamente disponibile e quindi utilizzabile, anche a veicolo fermo.
- I caricabatterie. Sono elementi che convertono l’energia elettrica, proveniente da una fonte esterna, generalmente erogante una “corrente alternata” e una tensione nominale di “220” Volt, in un’altra caratterizzata da una “corrente continua“, con un potenziale di “12” Volt. Anche il fotovoltaico, come vedremo più avanti, per alcune delle sue caratteristiche, può essere considerato, anche se impropriamente, al pari di un caricabatterie.
- Gli inverter. Attuano un procedimento inverso, rispetto agli elementi precedenti. Infatti, essi trasformano i “12” Volt “DC“, erogati dall’accumulatore, in “220” Volt, “AC“.
NOTA N°4. COME INTERFACCIARSI CON L’IMPIANTO ELETTRICO DELL’AUTOVEICOLO
Nello schema elettrico che ti mostrerò tra poco, come anche nella maggior parte dei casi, per collegare il tuo nuovo “impianto elettrico ausiliario“, ti basterà effettuare le relative connessioni, direttamente sui rispettivi poli, della batteria di primo equipaggiamento.
“Questi collegamenti, naturalmente, devono essere eseguiti sempre a regola d’arte, per evitare pericoli e conseguenze, a volte anche gravi.”
Per questo motivo, prima di proseguire, è indispensabile fare delle importanti distinzioni. Se possiedi, ad esempio, un autoveicolo di ultima generazione, probabilmente, questo potrebbe essere equipaggiato con sistemi più o meno evoluti, tipo “Start&Stop“, al fine di ridurne i consumi e le emissioni inquinanti. Oppure, potrebbe anche essere dotato di un dispositivo “EFB“, per il recupero dell’energia in frenata. In entrambi i casi, prima di procedere alla disconnessione della batteria e alla successiva modifica dei suoi connettori, è assolutamente necessario verificare sempre, se nel “manuale delle istruzioni” a corredo dell’autoveicolo, è presente una particolare procedura specifica a riguardo.
Le modalità di connessione, all’impianto originale dell’autoveicolo, si complicano ulteriormente, se la tua auto è di tipologia “ibrida“, come ad esempio, la: “Toyota Prius“. Questi particolari automezzi, infatti, prevedono solitamente, oltre alla batteria per la trazione, anche un accumulatore convenzionale, predisposto per il funzionamento dei fari, del sistema audio e per gli altri accessori di bordo. E’ su questo accumulatore di servizio, che dovrai pertanto effettuare i tuoi collegamenti. Nonostante esso, il più delle volte, sia costituito da una normale batteria “AGM“, nel collegare il tuo impianto supplementare, dovrai però necessariamente prendere in considerazione, un altro importante problema. Problematica, per altro condivisa, con la maggior parte delle autovetture a trazione totalmente “elettrica“. La: “Hyundai KONA Electric“, ne è un esempio. Anche loro infatti, come i precedenti, ti offrono la stessa possibilità di collegamento, sempre attraverso la batteria ausiliaria di primo equipaggiamento, da “12” Volt.
In particolare, Il rischio per questi autoveicoli non convenzionali, è generato dalla “tensione residua“. Non è affatto raro infatti, che il cavo di alimentazione, a causa degli accumulatori dedicati alla trazione, “rimanga in tensione“, anche dopo aver scollegato la batteria, dedicata ai servizi. In questo caso, come avrai sicuramente intuito, il rischio di incorrere in malfunzionamenti, cortocircuiti e perfino in possibili principi di incendio, è decisamente molto elevato. Per questo motivo, diverse case costruttrici:
“Vietano espressamente, la disconnessione della batteria ausiliaria, da parte di personale non autorizzato.”
Pertanto, mi raccomando, qualora tu sia intenzionato a procedere, utilizza sempre i “dispositivi per la tua sicurezza personale” e soprattutto:
“Presta costantemente, tutta la tua massima attenzione!”
Il rischio, è direttamente proporzionale alla “capacità totale“, in termini di Ampere, di “tutti gli accumulatori” facenti parte del circuito elettrico. Nella maggior parte dei casi, avrai a che fare, con valori di tensione e di corrente, decisamente molto elevati e quindi, anche molto pericolosi. Nel realizzare i tuoi collegamenti, dovrai pertanto, necessariamente, tenerne conto.
GLI ACCUMULATORI
Per portare immediatamente, l’impianto elettrico della tua auto, a un livello successivo, la prima cosa che devi prendere in considerazione, è sicuramente l’aggiunta di un secondo accumulatore, dedicato ai servizi. Avere una maggiore scorta di energia, sempre disponibile, secondo il mio personale punto di vista, non ha prezzo. Per questo impiego specifico, le batterie più diffuse in linea generale, sono le così dette “AGM“, “Absorbent Glass Mat“. Rispetto a quelle convenzionali, garantiscono il “triplo” dei cicli di ricarica, con una aspettativa di vita media, decisamente superiore. Impiegate oramai, su larga scala, come primo equipaggiamento, sia sugli autoveicoli di tipo tradizionale e sia su quelli con tipologia ibrida ed elettrica. Ovviamente, esistono anche accumulatori “particolari“, caratterizzati da prestazioni più “evolute“, adatti quindi a impieghi più specifici e gravosi. Le loro performance, dipendono fortemente dalle “particolarità costruttive” e dai “materiali impiegati“, che ne determinano naturalmente, anche il prezzo di acquisto, generalmente assai elevato. Puoi ad esempio, trovare modelli che tollerano meglio di altri, le scariche veloci, se sottoposti a un forte carico. Altri, che si differenziano, per i tempi di ricarica più rapidi. Alcuni più longevi, che sopportano quindi, un numero maggiore di cicli di carica/scarica. Altri ancora, che possono essere installati, perfino capovolti. Naturalmente, anche le dimensioni fisiche, o la disposizione dei poli, condizioneranno inevitabilmente le tue scelte.
Caratteristiche a parte, tutte le tipologie di batterie, sono identificate secondo alcuni fattori tecnici convenzionali, di riferimento. Su ogni accumulatore infatti, trovi una dicitura, che riporta l’insieme dei parametri specifici, come indicato nell’esempio sottostante:
I numeri riportati qui sopra, identificano un prodotto caratterizzato, da una “tensione di uscita” di “12” Volt. In grado di erogare una “corrente” a “64” Ampere, per un’ora di funzionamento e una “corrente massima di spunto” pari a “680” Ampere.
A titolo informativo, lo “spunto”, definito “CCA“, dall’inglese “Cold Cranking Ampere“, esprime la corrente che la batteria è in grado di erogare, a una temperatura di riferimento, “-17,8 ° C“, per circa “30” secondi. In parole povere, esprime l’energia che la batteria è in grado di sprigionare istantaneamente. Valore molto importante ad esempio, durante la fase di avviamento dell’autoveicolo.
Per non complicarti troppo l’apprendimento, non mi dilungo oltre, sull’argomento “batterie“. E’ il caso che tu ti renda conto però, che la scelta del giusto accumulatore, è determinante per l’efficienza dell’intero impianto elettrico che andrai a costituire. Pertanto, ti consiglio la lettura dell’articolo dedicato: “Batteria servizi per auto“, dove trovi tutte le info necessarie, per fare la tua scelta nel modo migliore e in tutta serenità.
Nella “nota N°4“, ti ho accennato alle “differenze di connessione“, dovute alla diverse tipologie di auto. Ebbene, indipendentemente dal fatto che il tuo autoveicolo, sia di tipo tradizionale, o che appartenga alla categoria delle ibride o delle elettriche, per la scelta dell’accumulatore dedicato ai servizi, ti consiglio di fare sempre riferimento, ai parametri della “batteria di primo equipaggiamento” e alle caratteristiche dell’alternatore, o del dispositivo di ricarica, installato dal costruttore. Anche la misurazione dei valori rilevati durante il processo di ricarica, ti può fornire le informazioni necessarie, per fare la tua scelta con estrema lucidità, limitando i rischi di eventuali malfunzionamenti o danneggiamenti. Tieni a mente infatti, che i dispositivi in dotazione preposti per la ricarica, a seguito delle modifiche, che apporterai all’impianto originale, dovranno necessariamente provvedere, anche al sostentamento dell’accumulatore addizionale e di tutti gli accessori a esso collegati.
Prima di entrare nel dettaglio e approfondire l’argomento “connessioni“, è però importante che tu sappia, cosa influenza significativamente il livello di efficienza della ricarica, di un accumulatore. Esso infatti, è fortemente determinato, da molteplici fattori. Uno di questi, è la “caduta di tensione“, che dipende in modo proporzionale dalla lunghezza e dalla sezione dei cavi di collegamento. Anche la “temperatura di esercizio“, influisce sul grado di rendimento. Le batterie sottoposte a ricarica e scarica continua, possono raggiungere infatti, temperature elevate che ne diminuiscono la capacità, soprattutto se alloggiate nel vano motore, o se riposte in scomparti poco ventilati. Oltre al caldo, anche l’estremo opposto, purtroppo, non è un buon alleato. Anzi, temperature particolarmente basse, rallentano le reazioni chimiche interne, riducendo drasticamente l’autonomia e condizionandone pesantemente la carica. La loro ubicazione va quindi stabilita con estrema cura. Ovviamente, anche la “tecnologia costruttiva“, è fondamentale. Batterie differenti, necessitano di modalità di carica/scarica differenti.
In linea generale, per limitare tutte le problematiche legate alla capacità di ricarica, la soluzione più “semplice“, spesso consigliata, prevede l’installazione di
“batterie uguali, o quanto meno simili tra loro”
sia dal punto di vista costruttivo e sia come valori di amperaggio e voltaggio. In linea generale, come vedrai dalle immagini che seguono, gli accumulatori per auto, come del resto anche le comuni batterie, possono essere collegati in “serie“, per ottenere una tensione di uscita più elevata, mantenendo però, la stessa capacità di corrente erogata. Oppure in “parallelo“, per preservare la stessa tensione unitaria, ma una capacità totale, data dalla somma degli elementi collegati.
Come vedremo in seguito, in realtà non è così semplice, poiché
“accumulatori perfettamente identici, non esistono.”
Per questo motivo, dovrai quindi ricorrere necessariamente, all’impiego dei dispositivi “parallelatori“. Tieni pertanto sempre a mente, comunque, che in linea generale, anche per le piccole differenze costruttive, sempre presenti,
“Un collegamento diretto tra le due batterie, è fortemente sconsigliato.”
In commercio, sono disponibili parallelatori di diverse tipologie, alcuni, chiamati impropriamente allo stesso modo, anche se di fatto, ideati per scopi diversi e caratterizzati quindi, da funzionamenti dissimili tra loro. Per sapere tutte le proprietà che identificano e caratterizzano, gli isolatori, i combinatori, i ripartitori di batteria, di corrente, di tensione, o i selettori automatici, ti consiglio la lettura dell’articolo:
“Parallelatori e dispositivi di connessione per batterie“.
Capirai perfettamente, quale elemento utilizzare per il tuo progetto e in particolare, comprenderai perché, a fronte di una spesa iniziale leggermente maggiore, otterrai nel tempo, una notevole riduzione dello stress, a carico dell’impianto e… soprattutto… Della tua persona.
I CARICABATTERIE
Integrando nel tuo impianto, tutti gli elementi appena trattati, otterrai un decisivo salto di qualità. La strada per raggiungere la perfezione però, passa attraverso la “Fase 2“. Ovvero, l’installazione di altri indispensabili accessori. Il caricabatterie, è sicuramente uno tra quelli, maggiormente necessari. Poter ricaricare i tuoi accumulatori, attraverso una fonte esterna, offre infatti indubbi vantaggi. Principalmente per il fatto, che durante le fasi di ricarica, con i normali dispositivi di bordo, anche nelle migliori condizioni e con tutti gli accorgimenti consigliati, otterrai al massimo, circa “l’80%” della capacità totale nominale. Purtroppo, questo mancato completamento della carica, è inevitabile e si ripercuote profondamente, sulla vita utile delle tue batterie. L’utilizzo di un “caricabatterie intelligente“, invece, mantiene i tuoi accumulatori sempre efficienti, per lunghi periodi di tempo. Naturalmente, al momento dell’acquisto, assicurati di verificare che lo strumento che sceglierai, sia idoneo alla tipologia delle tue batterie, sia dal punto di vista costruttivo e sia per i valori di tensione e di amperaggio.
“Non confondere, i caricabatterie intelligenti, con i mantenitori di carica.”
I “normali mantenitori di carica“, che al tempo stesso, sono anche dei fenomenali “stupidi caricabatterie“, sottopongono costantemente i tuoi accumulatori, ad una corrente più o meno variabile, in funzione dell’assorbimento, ma senza mai disconnetterli completamente. Questo modo di operare, innesca un procedimento a lungo andare, semplicemente distruttivo. I “caricabatterie intelligenti“, invece, effettuano le misurazioni in tempo reale, attuano più processi differenti, in base allo stato effettivo della batteria, variando il carico, la corrente erogata e il tempo di applicazione. Aumentandone di conseguenza, la percentuale di carica e la durata. Questa tipologia di “caricabatterie evoluti“, sono i più affidabili, anche per quanto riguarda la ricarica della batteria di primo equipaggiamento, installata a bordo di autoveicoli ibridi ed elettrici. Naturalmente, sempre a condizione, di integrare nell’impianto, anche un buon parallelatore. I caricabatterie più performanti, in oltre, offrono anche funzioni di test/monitoraggio, della batteria e dei dispositivi di ricarica. Particolarità decisamente utili, che ti consiglio assolutamente, di non sottovalutare.
Nell’eventualità, puoi anche automatizzare l’attivazione del tuo caricabatterie, in modo che entri in funzione, solamente se collegato direttamente a una fonte esterna, erogante un’energia elettrica di “220” volt. Più avanti, nello schema elettrico, ti mostro come procedere in tal senso, per poter attuare questo semplice procedimento, in modo estremamente efficace.
Anche in questo caso, per non dilungarci troppo, mi fermo qui. Ti consiglio però, di dedicare una piccola parte del tuo tempo, alla lettura dell’articolo: “Caricabatterie per mini camper“, dove trovi tutte le caratteristiche tecniche e i dati necessari, per procedere se vuoi, anche a un eventuale acquisto.
GLI INVERTER
L’inverter, è un altro strumento essenziale, per una vita di bordo soddisfacente. Soprattutto se utilizzi il tuo autoveicolo, prevalentemente, in modo itinerante. Se sei colto dal desiderio, di utilizzare anche dei normali elettrodomestici e al tempo stesso, di usufruire di un’altra fonte energetica alternativa, non puoi proprio fare a meno, di dotare il tuo autoveicolo, di un “inverter per minicamper“.
Questi fantastici elementi, ti consentono infatti, di utilizzare l’energia elettrica a bordo del tuo autoveicolo, nella stessa modalità, con cui la usi abitualmente, tra le tue mura domestiche. A riguardo però, è necessario che tu sappia, che esistono “2” grandi famiglie, di inverter. Una prima categoria, economica, di basso livello e quindi, caldamente sconsigliata. E’ costituita da tutti quegli strumenti, in grado di erogare, una corrente, a onda “sinusoidale modificata“. Questa tipologia di corrente, è particolarmente deleteria, soprattutto per tutti i dispositivi elettronici, come ad esempio un PC, uno schermo LCD, o il tuo smartphone. Decisamente migliori, sono l’insieme dei dispositivi, appartenenti alla seconda categoria. Ovvero, gli inverter caratterizzati, dall’emissione di una corrente, a onda “sinusoidale pura“. Una corrente di uscita, uguale in tutto e per tutto, a quella che puoi trovare in una qualsiasi presa domestica. Naturalmente, i prezzi dei dispositivi, appartenenti alle rispettive categorie, si discostano notevolmente, per ovvi motivi.
Indipendentemente, dalla tipologia di inverter che sceglierai, mi auguro caldamente, che tu propenda per la seconda, sarà comunque necessario, prestare la massima attenzione, quando arriverà il momento di realizzare, i rispettivi collegamenti elettrici. Per la tua sicurezza, dovrai infatti utilizzare, il normale interruttore e tutti i dispositivi di sicurezza a corredo, ma anche fare in modo, che l’inverter stesso, seppur “normalmente connesso”, possa venire escluso automaticamente e istantaneamente, dal resto del circuito, al subentrare di una corrente esterna, proveniente da una presa di “220” Volt. Non preoccuparti più di tanto sul procedimento in se, non è niente di complicato. Più avanti, introdurrò alcuni utili elementi, per poi mostrarti, una rapida soluzione.
Trattandosi comunque di “accessori tecnologici“, soggetti pertanto a costanti e continui aggiornamenti, anche in questo caso, prima di procedere a un eventuale acquisto, ti consiglierei la lettura del post: “inverter per mini camper“.
PUNTI LUCE E UTILIZZATORI ESTERNI
Per quanto riguarda i punti luce, in realtà, non c’è molto da dire. Essi infatti, sono delle postazioni qualsiasi dell’impianto, in cui è possibile, prelevare una certa quantità di energia elettrica. Per comodità, considera appartenenti a questa categoria, tutti i “meccanismi di comando“, come ad esempio gli interruttori, ma anche le “prese di corrente” e tutti i “dispositivi di illuminazione“.
Gli elettrodomestici invece, come ad esempio “il frigorifero“, “il microonde“, “gli elementi riscaldanti“e “il piano cottura… poiché per funzionare, necessitano di energia elettrica, sono di fatto considerati, “utilizzatori elettrici“. Solitamente, essi vengono connessi all’impianto, tramite i punti luce, ma in alcuni casi, possono anche essere collegati direttamente, alla linea elettrica. Le caratteristiche che li identificano, sono la “potenza assorbita“, che ricorda, è diversa, da quella erogata. La “tensione” di riferimento e il consumo di “corrente“. Questi parametri, oltre a caratterizzare il loro funzionamento, ti consentono anche di poter dimensionare nel modo più opportuno, tutti i rispettivi elementi, necessari per i collegamenti.
CALCOLO TEORICO DEL FABBISOGNO ENERGETICO NEL MINI CAMPER
Il fabbisogno energetico, “in teoria“, andrebbe considerato già in fase progettuale, in quanto da esso dipende l’intera camperizzazione. Nel caso però, che tu non abbia già provveduto vediamo adesso il semplice procedimento. Esso consiste nel fare una “lista” delle apparecchiature e di tutti gli utilizzatori presenti o di prossima installazione. “Frigorifero“, “piano cottura” se di tipo elettrico, “microonde“, “riscaldatori elettrici“, “elementi tecnologici” ed altro, senza tralasciare nulla. Naturalmente, dovrai necessariamente differenziare la tua lista, in funzione delle rispettive tensioni e correnti di lavoro. Nel caso poi, di utilizzatori bivalenti, che possono quindi funzionare con un’alimentazione di “220” Volt in corrente alternata e alternativamente, anche con un voltaggio di “12” Volt in corrente continua, per un calcolo ottimale, ti consiglio di inserirli nella lista dei “12” Volt.
Completato il tuo elenco, per calcolare il fabbisogno giornaliero dei Watt/ora, “W/h“, ti basterà poi annotare per ogni utilizzatore, la “potenza assorbita“ e moltiplicarla per le ore di funzionamento che deciderai di usufruire, di tale utilizzatore. Ti ricordo di prestare sempre la massima attenzione per non confondere la “potenza nominale assorbita“, con quella effettivamente erogata.
“Determinate le singole necessità di ogni utilizzatore e sommando successivamente tutti i risultati, otterrai il fabbisogno energetico totale”.
Se vuoi sul sito: “my-efoy.com“, è presente un comodissimo calcolatore che ti semplificherà notevolmente l’intero processo. Per avviarlo ti basta cliccare sull’immagine “camper bus“. Per quanto riguarda i dati da inserire nel “calcolatore“, relativi ai pannelli solari, ti rimando all’articolo: “Impianto fotovoltaico“, dove trovi tutte le info necessarie.
ELEMENTI PRINCIPALI PER LA SICUREZZA
Vediamo adesso, quali sono gli elementi necessari, che dovrai inserire a protezione del tuo impianto elettrico. Soprattutto per quanto riguarda la sicurezza, a seguito di tutti i possibili eventi accidentali e fortuiti.
IL FUSIBILE
Ti ho già accennato al fusibile, ai fini del calcolo della corrente. Ora, vediamo nel dettaglio il suo funzionamento, per quel che concerne la sicurezza. Iniziamo con il precisare, che nell’esempio del microonde, il fusibile in oggetto, in realtà, non ha il compito di salvaguardare l’utilizzatore. Quest’ultimo, infatti, sarà sicuramente già protetto, dai dispositivi interni, installati dal produttore. Lo scopo del fusibile che invece andrai a installare, sarà quello di garantire la giusta “sicurezza al cavo di collegamento“, sul quale verrà posizionato. Il fusibile infatti, è progettato con lo scopo di consentire il passaggio della corrente, ma fino al raggiungimento di un determinato valore di amperaggio massimo, superato il quale, interrompe istantaneamente il collegamento elettrico. Risparmiando al cavo e al resto del circuito, il pericolosissimo fenomeno, dell’autocombustione. Questi importantissimi elementi, sono generalmente prodotti, in “diverse colorazioni“, che consentono di individuarne facilmente, l’amperaggio corrispondente. Solitamente, per facilitarne la rimozione e la sostituzione, “obbligatoria dopo il suo intervento“, si predispone anche un comodo “portafusibile“.
Come noterai nello schema elettrico che ti mostrerò in seguito, troverai diversi fusibili, nella parte dell’impianto con tensione di lavoro di “12” Volt, ma nemmeno uno in quella relativa ai “220” Volt. Infatti, in presenza di una corrente alternata, per garantire il giusto livello di sicurezza, in sostituzione ai fusibili, è preferibile impiegare, dei dispositivi più performanti, come quelli che riporto di seguito.
IL MAGNETO-TERMICO
Per quanto riguarda la parte dell’impianto a “220” volt, uno degli elementi, che offre le prestazioni migliori, rispetto al fusibile, è sicuramente il “magneto-termico“. Questo dispositivo di sicurezza, infatti, in presenza di una sovracorrente, generata ad esempio da un forte sovraccarico, o da un possibile corto circuito, sfruttando il fenomeno del magnetismo, interrompe, in tempi estremamente brevi, il collegamento elettrico. Per il suo funzionamento, rappresenta pertanto, il classico sostituto del fusibile. Oltretutto, rispetto a quest’ultimo, è decisamente molto più rapido nell’intervenire, è facilmente riarmabile e senza la scomoda necessità, di dover sostituire alcuna parte danneggiata. Può essere usato all’occorrenza, anche in sostituzione di un eventuale interruttore termico.
IL SALVAVITA (INTERRUTTORE DIFFERENZIALE PURO)
Un altro degli elementi, che per le sue migliori prestazioni, è da preferire al fusibile, è sicuramente il “salvavita“. Nel caso specifico, abbiamo a che fare con un componente, che misurando la “differenza di corrente“, tra quella rilevata in entrata e quella in uscita, provvede in caso di grande disparità, a interrompere il collegamento elettrico. Salvandoci ad esempio la vita, appunto, nell’ipotesi che tale dispersione, venga generata dal nostro corpo, che entrando accidentalmente in contatto con parte del circuito elettrico, fa da ponte, scaricando a terra, parte della corrente.
E’ necessario però, fare una piccola, ma importante precisazione. Quando il tuo autoveicolo, “non è connesso” a una fonte esterna erogante “220” Volt, non è in grado, di scaricare la corrente a terra. Infatti, è completamente isolato dal terreno, per mezzo della gomma dei pneumatici. In questo caso, quindi, non avrebbe alcun senso, installare ad esempio, un salvavita, all’uscita dall’inverter. Mancherebbero, di fatto, i presupposti necessari, per garantirne il corretto funzionamento.
INTERRUTTORE MAGNETO-TERMICO DIFFERENZIALE
L’elemento che vedremo adesso, è quello che preferisco. Ottimo per gli autoveicoli di piccole dimensioni, che necessitano di una ottimizzazione “estrema“, che tenga conto, anche del più piccolo dettaglio. Per risparmiare spazio vitale, infatti, puoi procedere con l’installazione di un “magneto-termico differenziale“. Esso, svolge contemporaneamente, entrambe le funzioni, fornite dal salvavita e dal normale magneto-termico. Nella maggior parte dei casi, pertanto, per dormire sonni tranquilli, ti basterà adottare uno di questi elementi da”10” Ampere. Sufficiente a garantirti, un buon grado di sicurezza, soprattutto per quanto riguarda i collegamenti, sulle prese elettriche disponibili presso i campeggi. Solitamente infatti, tali strutture, offrono una corrente di uscita limitata, a “6” Ampere.
Per una tua maggiore tranquillità, al fine di incrementare ulteriormente il livello di sicurezza, in alternativa all’elemento da “10“, ti consiglio di utilizzare, un magneto-termico da “16” Ampere. La dimensione giusta, per collegarti in tutta sicurezza, anche a una eventuale presa domestica, considerando il fatto, che la corrente massima erogata, in questi impianti, è decisamente maggiore. Il magnetotermico differenziale da “16“, è fondamentale, anche nel caso tu voglia frequentare i campeggi invernali. Essi infatti, solitamente, erogano correnti in uscita, superiori ai “6” Ampere, per consentire ai loro utenti, l’impiego dei dispositivi di riscaldamento e sostentamento.
RELE’ E CONTATTORI DI POTENZA
Gli elementi che tratterò adesso, non sono in realtà, dei dispositivi di sicurezza, veri e propri. Poiché però, il loro impiego, ne aumenta il livello in tal senso, ho preferito trattarli in questa parte specifica del post. L’inverter, così come il caricabatterie, infatti, per lavorare congiuntamente e in totale sicurezza, necessitano di alcuni “elementi automatici“. Automatismi più o meno elaborati, possono essere costituiti, proprio mediante l’utilizzo dei “relè” e dei “contattori di potenza“. Il funzionamento di questi componenti elettrici è molto simile, per entrambe le tipologie. I primi, sono utilizzati soprattutto, in presenza di bassi valori di assorbimento di corrente. I secondi, al contrario, impiegati principalmente, quando il carico è elevato.
Per capirne meglio il funzionamento, considera entrambi, come dei normali interruttori, ma che non necessitano però, di alcun tipo di intervento manuale. In sostanza quando viene applicata, una determinata tensione, sui “2” contatti principali del relè, o del contattore, una bobina presente al loro interno, viene eccitata. Questa “eccitazione“, fa si, che altri “2” o più contatti, indipendenti dai primi, vengano chiusi automaticamente. Come avviene, manualmente, per un normale interruttore. Il loro utilizzo, pertanto, ti consente di includere o escludere dall’impianto, parte degli accessori elettrici, a tuo piacimento.
IL PANNELLO STRUMENTI E IL QUADRO ELETTRICO DI CONTROLLO
Sicuramente, anche il “pannello strumenti” e il “quadro elettrico di controllo“, sono altri elementi, estremamente importanti, che per certi versi, contribuiscono anche ad aumentare il fattore sicurezza. Per i rispettivi allestimenti, puoi utilizzare componenti specifici, progettati per i camper e per le piccole imbarcazioni. Alcuni davvero belli e funzionali. Eventualmente però, puoi anche abbinare elementi generici, progettati per un uso domestico.
In linea generale, il “pannello strumenti“, dovrà essere sempre visibile e manovrabile, dalla postazione del guidatore. Preferibilmente posizionato, quindi, in zona cruscotto. Al suo interno infatti, dovrai inserire, tutti gli interruttori principali, che comandano gli utilizzatori a “12” Volt, solitamente, utilizzati anche durante la marcia. Nel caso ne fosse sprovvisto, ti consiglio di integrare al suo interno, anche una comoda presa a “12” Volt e almeno uno strumento di misura, per monitorare, la tensione dell’impianto.
“Concentrare tutti gli elementi, in un unico pannello di servizio, ti consente di avere sotto controllo l’intero sistema, istantaneamente e con una sola rapida occhiata.”
Nel “quadro elettrico di controllo“, invece, che ti consiglio di approntare nella zona centrale o posteriore dell’autoveicolo, dovrai inserire tutti i componenti, che costituiscono la parte dell’impianto relativa ai “220” Volt. Esso, dovrà, pertanto, contenere al suo interno, i relè, il magneto-termico, gli interruttori che lavorano in alternata, i contattori di potenza, eventuali indicatori ed altro. Anche in questo caso, è sicuramente una buona idea, integrare nel pannello di controllo, o nelle immediate vicinanze, una presa di corrente a “12” Volt e magari, abbinarne almeno un’altra di “220” Volt. In questo modo, potrai avere le due alimentazioni, in un’unica posizione. Scegli comunque, un quadro elettrico abbastanza capiente, nell’eventualità di un possibile “upgrade“. Come ad esempio, l’aggiunta di un eventuale “rilevatore Triogas, o di un comodo, “termostato ambiente“. Quest’ultimo, magari interfacciabile, anche con un dispositivo di ultima generazione, come “Alexa Echo” o simili. A tal proposito, colgo l’occasione per informarti, sulla nuova sezione del blog dedicata alla “tecnologia sui minicamper“, dove puoi trovare spunti davvero interessanti sull’argomento.
DALLA TEORIA ALLA PRATICA
Rallentiamo un attimo. Prendiamoci un po di tempo. A questo punto, infatti, credo che giustamente, tu sia, un “pochino stanco“.
Starai sicuramente pensando:
“Ok! Tante belle nozioni interessanti. Ma come cavolo costruisco questo benedetto impianto?”
Tranquillo, oramai ci siamo. Consentimi però, una sola ultima raccomandazione. Prima di eseguire qualunque tipologia di intervento sul tuo minicamper, ricorda che è assolutamente necessario:
“Scollegare sempre, i cavi di alimentazione, dalla batteria installata sull’autoveicolo e isolarli completamente.”
Non basta disconnetterli, vanno anche “sempre“, isolati. Soprattutto se il tuo autoveicolo, non è del tipo tradizionale. Ricordi il problema trattato in precedenza, in merito alla “tensione residua“, che affligge alcune auto ibride ed elettriche?
“Fatto? Bene, partiamo.”
Adesso che hai disconnesso la batteria e riportato la tua auto all’età del ferro, vediamo come collegare fisicamente, tutti gli elementi, in modo funzionale e sicuro.
Naturalmente, prima di sporcarti le mani, o fare danni, ti consiglio di fare una bella autocritica, per valutare con la massima attenzione, tutte le tue competenze in materia. Infatti, per quanto io possa aiutarti, suggerirti o consigliarti, la scelta finale, spetta sempre e solamente, a te.
Ti ricordo che…
“Tutti gli argomenti trattati in questo blog, nessuno escluso, sono a titolo puramente, informativo. Pertanto, sono certo capirai, che non potrò mai, in nessun caso, ritenermi responsabile, in merito a danni di qualsiasi genere, che possono capitare a te, ad altre persone o a cose, derivanti da quanto sto per dirti, o da tutto quello che hai appreso, letto, o ascoltato fino ad ora.”
Nel dubbio, quindi, prima di intraprendere qualunque tipologia di percorso, o per qualsivoglia chiarimento, ti esorto ancora una volta a contattami in qualunque momento, attraverso i soliti canali. Considerami a tua completa disposizione per aiutarti a evitare anche il più piccolo contrattempo. Perché è risaputo che…
“Prevenire, è sempre, ma sempre, sempre meglio, che curare!”
Detto ciò, nel rispetto reciproco, passiamo a vedere, lo schema elettrico di riferimento, che ho preparato per te.
LO SCHEMA ELETTRICO DI MINIAUTOCAMPER
Finalmente, è giunto il momento, di mostrarti il circuito elettrico, progettato specificatamente per i nostri camper di dimensioni ridotte. Una buona base di partenza, che ti consentirà di replicare, con il minimo sforzo, un impianto funzionale e completo. Come tu stesso puoi notare, nell’immagine che segue, per semplificarti l’apprendimento e la successiva realizzazione, ho preferito suddividerlo, in “7” sezioni principali, diversamente colorate. In realtà nello schema, è presente, anche una ottava sezione. Identificata con il “N°0“, che riguarda il motore, o un eventuale alternativo dispositivo di ricarica, come nel caso di autoveicoli ibridi, o elettrici. Tale sezione è però riportata, solamente per completezza, in quanto, di fatto, non subisce interventi invasivi, degni di nota. Ci limiteremo infatti, solamente a rimpiazzare, i morsetti di collegamento dell’accumulatore, con altri di maggior sezione, più performanti. Eventualmente, anche alla possibile sostituzione, della batteria di avviamento, con una di qualità superiore, ma nulla di più.
L’impianto, per come è stato progettato e per gli elementi che lo compongono, richiede un discreto tempo per essere attuato, ma naturalmente, lasciando le predisposizioni del caso, puoi decidere di ultimarlo, procedendo per “Steps“. Pertanto, nella massima comodità e con i tempi, che tu stesso, riterrai più opportuni.
Nel dettaglio, le sezioni rappresentate nello schema sono:
- Parallelatore di carica.
- Impianto fotovoltaico.
- Inverter.
- Impianto idraulico.
- Caricabatterie.
- Sezione 220 Volt
- Impianto termico.
Come hai appena avuto modo di notare nello schema, gli elementi da collegare fra di loro non sono affatto pochi, ma in fondo, come vedremo tra un attimo, prestando la dovuta attenzione e con un poco di pazienza, non c’è nulla di veramente complicato.
Di seguito, per semplificarti tutta la trafila, della ricerca dei singoli componenti, ho pensato di allegarti anche le immagini specifiche, relative ad ogni singolo oggetto utilizzato, nello schema elettrico. Per avere i riferimenti tecnici, ed eventualmente procedere all’acquisto, come sempre, ti basta “cliccare“. Per tutti i prodotti che invece non trovi qui sotto, fai riferimento ai post correlati, che sempre per tua comodità, riporto di seguito. Anche in questo caso, per essere reindirizzato agli articoli corrispondenti, ti basta cliccare sulle rispettive scritte.
“Parallelatori e dispositivi di connessione per batterie“, “Batteria servizi per auto“, “Impianto fotovoltaico“, “Inverter“, “Impianto idraulico“, “Caricabatterie“, “Impianto termico“.
I COMPONENTI ELETTRICI PRESENTI NELLO SCHEMA
F1 – F5 – F6
F2 – F3 – F4 – F7
F2
PR
BS – (BM)
MORSETTI BATTERIA
PF
CT
P12
F3
F4
SBA
INV
PCP
BOI
DRM1 – DRM2
CT1
CBA
PE
CT2
MT
P220 – PLACCA STAGNA
P220 – FRUTTO PRESA ELETTRICA
PNL
F7
WEB
PRI
I3V1 – I3V2
CAVO ELETTRICO 1
CAVO ELETTRICO 2
PROCEDIMENTO ESECUTIVO
Per realizzare fisicamente il tuo nuovo impianto elettrico, il procedimento che ti consiglio di seguire, in linea generale, è lo stesso già spiegato nell’articolo: “Come realizzare un piano di lavoro“. In sostanza, si tratta di un metodo che ho messo appunto e che utilizzo oramai da diversi anni. Il suo nome è “Progetto semplice“. Adottandolo, potrai attuare una semplice strategia, definita in funzione del tempo. Questo, ti consentirà di individuare i tuoi obbiettivi, definire le tue attività, le priorità e le scadenze, calcolando facilmente, anche le risorse necessarie al completamento dell’intero progetto. Adesso ti mostrerò indicativamente tutti gli “steps” principali, ma ti consiglio di riorganizzarli secondo il metodo che ti ho accennato, seguendo però, rigorosamente, le tue esigenze personali.
Per dar vita al tuo nuovo impianto elettrico, come primissima cosa, ti consiglio di dedicarti alla scelta e al posizionamento di tutti gli elementi principali. Nel farlo, ricorda di tenere in considerazione, che i dispositivi elettrici “affamati di corrente” a “12” Volt, dovranno necessariamente essere posti, il più vicino possibile alla rispettiva fonte energetica. Per il momento, prendi per buono, questo consiglio. Più avanti, capirai il perché, di tale affermazione. Dovrai anche valutare attentamente, “al centimetro“, l’ubicazione di tutti gli utilizzatori e dei vari punti luce. Si, hai capito bene, ogni singolo centimetro in più, o in meno, può fare una grandissima differenza.
Una volta che avrai posizionato fisicamente, tutti gli elementi principali, il primo vero lavoro manuale da eseguire, è sicuramente quello che prevede la sostituzione dei morsetti originali, della batteria motore. Infatti, come si evince dallo schema elettrico, essi, dovranno consentirti di collegare agevolmente, “alcuni” cavi aggiuntivi. Una volta che hai sostituito i morsetti, precedentemente disconnessi e isolati, sempre “prestando la massima attenzione“, isolali nuovamente e dimenticali.
Il prossimo step, invece, è quello che interessa l’alloggiamento della batteria aggiuntiva, da dedicare ai servizi. Ti consiglio di valutare attentamente il suo posizionamento. Io, per ridurre drasticamente le sezioni dei cavi utilizzati, ho preferito installarla, a fianco a quella di primo equipaggiamento. Per ricavare lo spazio necessario, ho però, dovuto, obbligatoriamente, cambiare anche la disposizione di altri diversi elementi, già presenti, nel vano motore.
COME DIMENSIONARE CORRETTAMENTE UN IMPIANTO ELETTRICO
Il passo successivo, prevede il calcolo corretto, delle dimensioni dei singoli cavi elettrici e di tutti i dispositivi di sicurezza. Pertanto, prima di procedere con i collegamenti, è assolutamente necessario, prendere in considerazione il “dimensionamento” generale e specifico. Le “misure” infatti, saranno molto diverse da elemento a elemento. Come abbiamo già detto ripetutamente, esse, in particolare, dipenderanno fortemente da “3” fattori principali. La “tensione” di alimentazione, la “corrente” che li attraverserà e la “potenza” assorbita o erogata.
NOTA N°5. A VOLTE LE MISURE SONO IMPORTANTI
E’ già! Non sempre, ma a volte le dimensioni, sono davvero importanti. Nel caso della corrente elettrica, ad esempio, le misure, contano veramente tanto. Purtroppo, lo so, non gradirai quello che ti sto per dire, ma è assolutamente necessario, dedicare ancora un pochino del tuo tempo, alla “essenziale teoria“.
Supponiamo quindi, di voler calcolare il valore di un “fusibile“, che ti consenta di mettere in sicurezza un utilizzatore, come un microonde, per esempio. Supponiamo in oltre, che tale utilizzatore, “assorba” una potenza massima di “400” Watt. Per calcolare l’amperaggio del fusibile, con una tensione di lavoro, di “220” Volt ti basterà usare la formula che abbiamo visto in precedenza, per il calcolo della potenza. La ricordi?
P = V x I
Da questa infatti, possiamo ricavare la formula inversa:
I = P : V
Sostituendo i valori dell’esempio:
I = 400 : 220 = 1.8 A
Pertanto, per fare sonni tranquilli, il tuo microonde dovrà essere equipaggiato con un fusibile di almeno “1,8” Ampere. In realtà non servirà installarlo, in quanto la casa produttrice, ne avrà sicuramente già predisposto uno, dello stesso valore, al suo interno.
Supponiamo però, adesso, che il tuo microonde sia di tipo bivalente e quindi utilizzabile, anche tramite un collegamento diretto, alla batteria dei servizi. In questo caso, sai che tale accumulatore, eroga una tensione di “12” Volt e non di “220“. Pertanto, per la stessa formula, considerando sempre una potenza di “400” Watt, otterrai:
I = P : V = 400 : 12 = 33,3 A
Questa volta, in “teoria“, il fusibile più adatto, dovrà avere un valore di almeno “33,3” Ampere. Come puoi notare, i numeri, in funzione dei valori della corrente, sono decisamente diversi.
CALCOLO DELLA SEZIONE DEI CAVI ELETTRICI
Ora che hai visto come variano i numeri, in relazione ai diversi parametri elettrici, da un punto di vista “teorico“, entriamo più nel dettaglio e vediamo cosa accade nella pratica. Infatti, per quanto trattato fino a ora, è facile intuire perché anche i cavi elettrici che andrai a utilizzare, dovranno necessariamente avere sezioni differenti, a seconda della tensione applicata e della corrente che li attraversa.
In realtà, se ricordi quanto detto in precedenza, c’è un altro importante fattore da tenere in considerazione, per quanto riguarda il calcolo del dimensionamento. Per comprendere meglio la sua importanza, dobbiamo però, riprendere per un attimo, la “prima legge di Ohm“, che ti ricordo, descrive la relazione tra l’intensità della corrente elettrica, che passa attraverso un materiale conduttore, la tensione rilevata agli estremi di tale materiale e la “resistenza” che lo stesso, oppone al passaggio della corrente. Approfondiamo quindi, proprio l’argomento relativo alla “resistenza offerta dal cavo elettrico“.
La formula per calcolarla è la seguente:
R= K x L : S
In cui, “K“, rappresenta la resistenza specifica del cavo. Solitamente si assume un valore fisso di “0,02“. “L“, è la lunghezza del cavo in “metri” e “S“, la sezione del cavo in “millimetri”.
Ritornando all’esempio del microonde, supponiamo che la distanza tra lui e la batteria dei servizi, sia di “5” metri. La lunghezza totale del cavo di collegamento, sarà quindi la somma della porzione da connettere al polo positivo dell’accumulatore, più quella necessaria per la connessione al polo negativo. Pertanto, “10” metri complessivi.
Se tu decidessi, per ipotesi, di utilizzare un cavo da “1” mm² di sezione, il risultato sarà:
R= 0,02 x 10 : 1 = 0,2 Ω
Ora che sappiamo, quale è il valore della resistenza del cavo elettrico, possiamo calcolare la caduta di tensione che avremo sul nostro microonde, ancor prima di effettuare tutti i collegamenti. Utilizzando l’ormai nota legge di Ohm, ti basterà sostituire tutti i valori nella formula:
V= I x R
Come abbiamo visto in precedenza, al momento di calcolare il valore del fusibile, la corrente erogata dal nostro utilizzatore, ad una tensione di “12” Volt, è di “33,3” Ampere, per cui:
V= 33,3 x 0,2 = 6,6 V
Il valore di caduta di tensione sul tuo microonde, pertanto, con “10” metri di cavo, sarà di ben “6,6” Volt. Questo significa che dei “12” Volt presenti sulla batteria, sul tuo accessorio elettrico, ne arriveranno solamente “5,4“.
“Nella migliore delle ipotesi quindi, non funzionerà. Nel peggiore dei casi invece, fusibile a parte, il tuo minicamper, sarà in pochissimo tempo, consumato dalle fiamme!”
Per evitare pertanto, di indossare tute ignifughe, ed essere scortati “24 ore su 24” da un’autopompa dei vigili del fuoco, dovrai necessariamente provvedere a limitare la caduta di tensione, ad un valore massimo consigliato di “0,225” Volt. Per ottenere questo risultato puoi seguire “2” strade. Diminuire drasticamente la “lunghezza” del cavo, o aumentare di pari passo la sua “sezione“.
In definitiva quindi, la formula da ricordare per calcolare di quanti “millimetri quadrati“, dovrà essere la sezione del tuo bel cavo elettrico per i collegamenti è:
S = K x I x L : V
“k” e “V“, sono valori che come abbiamo appena visto, possiamo considerare “sempre costanti” e sono rispettivamente di “0,02” e di “0,225“.
Quindi nel caso del tuo ormai famoso microonde, che è attraversato, sempre dalla solita corrente da “33,3” Ampere, con “10” metri di cavo, avrai pertanto:
S= 0,02 x 33,3 x L : 0,225 = 29,6mm²
Naturalmente, per quanto riguarda i “220” Volt, la sezione dei cavi a parità di metraggio, per la stessa formula, scenderà drasticamente. In questo caso infatti, le misure standard per uso abitativo, di “1,5“mm², per l’illuminazione e di “2,5“, per i collegamenti delle prese elettriche e degli utilizzatori, andranno più che bene, anche per l’impiego sui nostri veicoli ricreazionali. Difficilmente infatti, nel tuo autoveicolo, avrai carichi che possano mettere in crisi tali sezioni, neanche nell’ipotesi di un inverter di grosse dimensioni, che sviluppi magari, migliaia di Watt.
Per la tua sicurezza, ricapitoliamo un attimo, quanto abbiamo appena detto. Come ti avevo precedentemente consigliato e ora anche spiegato, al momento di posizionare i vari utilizzatori, soprattutto quelli che necessitano di una tensione di lavoro di “12” Volt, è fondamentale cercare di ridurre il più possibile, le distanze tra loro e le rispettive fonti energetiche. Un inverter, ad esempio, dovrà necessariamente essere alloggiato sempre, nelle immediate vicinanze, della batteria dedicata ai servizi.
POSA IN OPERA DEI CAVI E DEGLI ELEMENTI ELETTRICI
Vediamo adesso, con un esempio pratico, come applicare i concetti appena esposti, cominciando proprio con la scelta del giusto cavo di alimentazione. Supponiamo pertanto, di seguire lo schema elettrico generale riportato più in alto e di voler connettere il parallelatore “PR“, alla batteria dei servizi “BR“, inserendo anche il fusibile “F2“. Conoscendo la distanza fisica che c’è tra il parallelatore e la batteria, che ipotizziamo essere di “30” cm, la prima cosa da fare, consiste nel calcolare proprio la sezione del cavo di collegamento, da utilizzare. Per la formula vista in precedenza:
S = 0,02 x I x L : 0,225
sostituendo i valori:
S = 0,02 x 100 x 0,30 : 0,225 = 2,66 mm²
Io, solitamente, per la porzione di impianto che lavora a “12” Volt, per questioni puramente pratiche, preferisco utilizzare cavi con sezione minima di “4” mm². Nel caso tu volessi procedere in modo analogo, ti consiglio comunque di effettuare sempre, questo semplice calcolo, per ogni singolo tratto di cavo. Se non hai voglia di utilizzare carta e penna, di seguito ho realizzato per te un semplice calcolatore, che tiene conto di tutti i parametri definiti in precedenza.
CALCOLATORE PER LA SEZIONE DEI CAVI ELETTRICI
Separa le cifre decimali con il punto “.” Non con la virgola.
Prima del punto occorre sempre digitare una cifra.
Esempio: “0.47“
“Approssima sempre per eccesso. Un cavo di sezione più grande, costo a parte, non ha controindicazioni rilevanti…
…ma uno troppo piccolo… purtroppo… si!”
Dopo aver effettuato i tuoi calcoli, puoi eventualmente verificare i dati rilevati, comparandoli con quelli della tabella qui sotto.
Ora che abbiamo definito le misure del tuo cavo ideale, è però necessario, assemblarlo anche nel modo più opportuno. Magari non è il tuo caso, ma consentimi di spendere alcuni minuti, per mostrarti come effettuare un collegamento ottimale, al fine di eliminare ogni possibile errore. Infatti, in diverse occasioni purtroppo, mi è capitato di constatare che moltissimi problemi e malfunzionamenti, a volte anche molto gravi, derivassero proprio dalla “mancata cura” dei collegamenti. Diamo pertanto un occhiata, alla foto che segue.
Riprendendo l’esempio del collegamento tra il parallelatore “PR” e la batteria dei servizi “BS“, vediamo nel dettaglio come procedere. Questo è il modello da seguire, per assemblare tutti i cavi che andrai a disporre “esternamente all’abitacolo“. Valido quindi, ad esempio, per quelli destinati al vano motore, al sotto telaio, all’esterno del tetto e sotto i paraurti.
In precedenza, abbiamo visto che i fusibili, vanno sempre predisposti, il più vicino possibile alla rispettiva sorgente elettrica, pertanto, nell’esempio della foto, il nostro “F2“, dovrà necessariamente essere adiacente, alla batteria dei servizi “BS“. Quindi come prima cosa, assicurati di tagliare i “30” cm di cavo, in modo che il pezzo “B“, che andrai a realizzare, sia il più corto possibile. Allo stesso tempo, deve però essere anche sufficientemente lungo, per consentirti di collegare agevolmente, il capicorda “A” e il fusibile “F2“, nel modo migliore. A tal proposito ricorda che le due estremità di cavo, scoperte dal rivestimento, dovranno essere sufficientemente lunghe, non solo per offrire un ottimo collegamento elettrico, ma anche per una resistente “connessione meccanica“. Occhio quindi, a realizzare una lunghezza “massima” possibile, compatibilmente con la rispettiva sede. Considera, che al momento di inserire i cavi elettrici nei rispettivi alloggiamenti, il bordo del loro rivestimento, dovrà necessariamente andare bene in battuta, come evidenziato nei punti numero “1“.
“Procedi sempre, con la massima calma!”
Nella fretta infatti, potresti incorrere nell’errore molto comune, di prendere al volo un pezzetto di cavo già tagliato e pronto all’uso. Vanificando, tutti i calcoli fatti in precedenza.
Nel predisporre i “capicorda ad anello“, presta attenzione, perché, “A” e “D“, sono caratterizzati da un diverso foro di collegamento, in quanto il bullone del morsetto è di dimensioni differenti rispetto a quello del parallelatore. Alcune volte, a seconda degli elementi elettrici da collegare, potrebbe essere necessario apporre un “capicorda a baionetta“, o di altro genere, in alternativa a quello munito di occhiello. In tutti i casi però, per effettuare innesti precisi, veloci e sicuri, ti consiglio di acquistare una “crimpatrice idraulica“, decisamente molto comoda.
Ricorda in oltre, che per quanto riguarda i cavi destinati al vano motore, è assolutamente indispensabile, applicare anche una specifica “guaina ignifuga“. Durante l’installazione, assicurati che sia della lunghezza giusta per ricoprire anche la parte dei capicorda, che non sarà interessata dal collegamento elettrico, come evidenziato nei punti numero “2“.
In generale, per garantire al tuo impianto il giusto livello di sicurezza, ti consiglio di applicare un rivestimento protettivo, anche sui cavi elettrici destinati all’interno dell’abitacolo. Il procedimento da seguire, in questo caso, differenzia leggermente da quello appena visto. Nell’immagine che segue, ne hai un esempio.
Nello specifico, seguendo sempre lo schema elettrico consigliato, prendiamo come esempio, il collegamento tra l’interruttore “I3V1” e il drimmer “DRM1“, presenti nella sezione “N°4“, riguardante i collegamenti dell’impianto idraulico.
In particolare, dopo che avrai assemblato il cavo elettrico, con i “2” capicorda “C1” e “C2“, prestando sempre la massima attenzione, al corretto dimensionamento dei collegamenti, evidenziati anche in foto, nei punti numero “1“, puoi dedicarti al rivestimento. In questo caso, poiché per ottenere la giusta protezione meccanica, come vedremo successivamente, utilizzeremo una guaina aggiuntiva, al fine di garantire una buona protezione, dal punto di vista elettrico, ed evitare quindi possibili cortocircuiti, ti consiglio di utilizzare preventivamente, anche una guaina “termorestringente“. Essa, è un particolare tipo di guaina, che come suggerisce la parola, quando è sottoposta al calore, si restringe, aderendo perfettamente. Considera pertanto, di tagliarla abbondante, perché è fondamentale, che essa, vada a ricoprire anche una buona parte dei capicorda, lasciando solamente lo spazio necessario per la corretta connessione elettrica.
Prendi anche la buona abitudine, di marcare tutti i cavi, con una “etichetta autoadesiva“. Questo, ti consentirà di individuare facilmente, ogni tipologia di collegamento. Annota i dati identificativi, direttamente sul tuo schema elettrico e riponilo con estrema cura.
Ricorda infatti che:
Come ti ho accennato poco fa, per ottenere una elevata sicurezza anche dal punto di vista meccanico, prima di effettuare i collegamenti finali tra “DRM1” e “I3V1“, come evidenziato nell’immagine precedente, ti consiglio di fare, anche una sorta di canalizzazione, come si fa, solitamente, per gli impianti domestici.
Di seguito un esempio.
Creare questa sorta di reticolo, mediante l’utilizzo della “guaina spiralata” e i relativi “accessori” per il collegamento, oltre a garantirti un’ottima protezione, ti consentirà mediante l’uso di una semplice “sonda“, anche di inserire, sfilare ed eventualmente reinserire agevolmente, ogni singolo cavo elettrico, anche ad allestimento ultimato. Nell’eventualità di un possibile upgrade, estremamente probabile, ti consiglio di prendere le dovute precauzioni, utilizzando una guaina di dimensioni, “abbondanti“.
L’ultimo “step“, riguarda “l’immobilizzazione” dei cavi e di tutti gli elementi utilizzati nell’impianto. Operazione necessaria, sia per una questione estetica/pratica e sia per evitare che vibrazioni, movimenti, o urti accidentali, ne possano compromettere l’efficienza. Applica pertanto, a seconda dei casi, delle fascette di “plastica” o di “metallo“, o altri eventuali dispositivi alternativi, per fissarli nel modo migliore.
Di seguito, come al solito, trovi le immagini per reperire comodamente, tutto il materiale necessario.
PINZA CRIMPATRICE
SET CAPICORDA AD ANELLO
SET CAPICORDA ISOLATI ASSORTITI
GUAINA IGNIFUGA
SET GUAINE TERMORESTRINGENTI
ETICHETTE AUTOADESIVE
TUBO GUAINA SPIRALATA
PRESSACAVO PER GUAINA SPIRALATA
SCATOLA DI DERIVAZIONE
SONDA TIRA CAVI
FASCETTE FERMA CAVO
SET FASCETTE ACCIAIO INOX
Adesso che hai imparato il modo corretto per assemblare, installare e fissare ogni singolo componente elettrico, ora, che hai acquisito tutte le info necessarie, hai tutto quello che ti serve, per procedere alla realizzazione per intero, del tuo impianto elettrico. Per terminarlo in tutta tranquillità, ti basta infatti, analizzare lo schema di riferimento e replicare la procedura appena descritta.
Per evitare ogni spiacevole inconveniente, l’ultimo consiglio che vorrei darti, riguarda, la “verifica generale“. E’ fondamentale infatti, procedere con un primo controllo “di tipo visivo“, da effettuare, rigorosamente, prima di procedere al ricollegamento dei morsetti, sulla batteria motore. Esamina pertanto, tutti i collegamenti, seguendo lo schema elettrico di riferimento e in base alle etichette che avrai apposto su ogni cavo, ricontrolla attentamente tutti i conduttori elettrici. Al minimo dubbio, provvedi a rifare i calcoli relativi alla sezione e agli assorbimenti di corrente. Controlla una ad una, tutte le connessioni e i sistemi di fissaggio. Connetti il tuo impianto a quello pre-esistente,
“Solamente quando sarai veramente sicuro del tuo operato!”
Fatto ciò, provvedi ad effettuare una seconda importantissima verifica, servendoti di uno strumento di misura, assolutamente indispensabile. La “pinza amperometrica“. Essa ti consente di misurare l’intensità di corrente, che attraversa un determinato cavo elettrico, senza interrompere il circuito.
Nell’eventualità, anche di determinare se il fusibile che hai scelto, sia del giusto valore, o se invece è meglio sostituirlo con uno di diverso amperaggio.
Nel caso tu, fino ad oggi, non fossi mai venuto a conoscenza, dell’esistenza della pinza amperometrica, non ti preoccupare. Imparare ad usarla è davvero molto semplice. Ti basta infatti, leggere le istruzioni in dotazione, o in alternativa, rilassarti e godere del piccolo intrattenimento offerto dal video che segue. Dopo il filmato, come al solito, trovi anche l’immagine sulla quale cliccare, per procedere ad un eventuale acquisto.
Ok! Siamo finalmente giunti alla fine di questo “interminabile” articolo. Ci tenevo a fornirti, almeno tutte le nozioni fondamentali, per metterti in condizione di eseguire il tuo impianto elettrico, in modo facile e sicuro. Questo a fatto si, che mi dilungassi, “appena un pochino“. Sappi però, che per essere completamente esaustivo sull’argomento, a quanto già detto, avrei ancora da aggiungere, come minimo, circa “3” o “400.000” parole. Pertanto, per qualunque approfondimento in materia, ti rinnovo l’invito a contattarmi. Non esitare a farlo, anche in merito a qualunque difficoltà, o incomprensione, tu possa incontrare a riguardo. Ricorda:
“Sono sempre a tua completa disposizione!”
Anche se il post ti ha elettrizzato al punto di voler essere l’unico artefice del tuo progetto e non senti il bisogno di delegare, ricorda comunque che con l’elettricità, non si scherza. Nel dubbio è meglio approfondire sempre l’argomento. A tal proposito ti informo che all’occorrenza posso provvedere anche ad una
“tua formazione specifica”.
Prima dei saluti finali, colgo l’occasione per ricordarti che:
” il sapere, è la nostra ricchezza più grande!”
Pertanto, un piccolo consiglio. Prenditi sempre tutto il tempo necessario, per diventare “ricco“. Cominciando, magari, proprio con il conoscere meglio il tuo veicolo ricreazionale. Anche “intimamente“, attraverso l’uso del “Factory service manual“. Il manuale di servizio, redatto direttamente dalla casa costruttrice. Ricorda infatti, che gli autoveicoli moderni, sono decisamente più complicati rispetto a quelli prodotti nel passato. Fare uno “stupido errore di valutazione“, è estremamente semplice, ma evitarlo, con l’ausilio dei giusti mezzi, è ancora più facile.
Nel caso invece, tu sia un tipo particolarmente tecnologico, lo “Step successivo“, è quello di aggiungere al tuo impianto elettrico alcuni elementi di ultima generazione. Per farlo in tutta serenità, prova a dare un occhiata alla categoria: “tecnologia sul mini camper“, in cui, l’unico limite, è la tua fantasia.
Siamo giunti ai saluti. Consentimi di ringraziarti per la costanza che hai avuto nel seguirmi fino a questo punto. Spero di averti fornito il supporto che cercavi.
Che ne dici? Ci sono riuscito? Hai trovato l’argomento interessante? Avevi già avuto modo, per caso, di intervenire su un impianto elettrico prima d’ora?
Sono curioso per natura e pertanto, anche molto interessato, al tuo personale punto di vista. Se hai voglia di rendermi partecipe delle tue idee, puoi lasciarmi un commento qui sotto, oppure scrivermi direttamente una email, utilizzando il modulo: “contatti“, se preferisci.
Se ti trovi più a tuo agio con “Whatsapp“, accomodati pure. Ti aspetto dall’altra parte.
Ti auguro un buon proseguimento di giornata, augurandoti che sia quantomeno… “elettrizzante“.
Ciao, a presto.
Ciao, sono Lucio, Webmaster ed editor di miniautocamper.com. Oltre a lavorare sul campo, mi occupo di consulenza e formazione. Amo sporcarmi le mani per realizzare in team ogni genere di idee, ma non inizio mai nessun lavoro senza avere la certezza di un valido risultato finale. La mia esperienza a Tua completa disposizione per aiutarti a dar vita a ogni tuo progetto.
Ciao, prima di tutto complimenti per l’articolo.
Volendo rifare totalmente l’impianto elettrico del mio camper del 91 stavo cercando una soluzione valida rinunciando alla preistorica centralina. Mi è sorto un dubbio riguardo il collegamento a 220. Al momento la centralina mi fa da trasformatore evitando di usare la batteria quando collegato alla 220(o almeno così ho capito io). Vorrei capire se, eliminata la centralina, potrebbe essere un problema collegare contemporaneamente il caricabatterie acceso ed utilizzare le utenze del camper. C’è qualche rischio o controindicazione? Spero di essermi spiegato. Grazie mille
Lorenzo
Ciao Lorenzo, felice di fare la tua conoscenza, ti ringrazio per i tuoi complimenti.
Riguardo al tuo problema, pur non sapendo quale è la tipologia della centralina in oggetto, ti informo che collegare insieme più fonti energetiche, con le relative utenze caratterizzate da tensione di lavoro differenti, “non è mai consigliato!” E’ infatti necessario frapporre degli elementi che automaticamente provvedono a connettere o disconnettere parte dell’impianto dai rispettivi utilizzatori. Questi elementi generalmente sono i “Relè” o i “Contattori di potenza“.
Nello schema elettrico che trovi in questa stessa pagina, ad esempio, la sezione 220 Volt è sempre normalmente connessa all’inverter, ma nel momento in cui il contattore “CT2” rileva una tensione di ingresso sulla presa esterna “PE” sgancia l’intero carico dall’inverter e lo connette all’uscita del magnetotermico “MT“. Il “CT1” svolge un operazione del tutto simile. Infatti sconnette il caricabatterie dall’impianto solamente quando rileva una tensione di ingresso su “PE“.
Spero di averti chiarito il dubbio, resto a disposizione per qualunque altro chiarimento.
A presto. Lucio
Buongiorno, innanzitutto grazie mille per l’articolo e le mille nozioni sempre utilissime.
Cercavo di capire il modo in cui dal suo schema risultano utilizzati i contattori.
Nel caso di CT1 se non capisco male il diagramma il suo intento è di scollegare il caricabatterie e il riscaldatore ausiliare quando una corrente giunge dal quadro BA. Mi chiedevo se questo fosse corretto soprattutto per quanto riguarda il riscaldatore che deve obbligatoriamente portare il suo ciclo di spegnimento e quindi un’eventuale accensione del veicolo interromperebbe bruscamente questo lavoro. Come invece lei descrive nella risposta precedente al signor Lorenzo, CT1 disconnette il caricabatterie quando una corrente giunge da PE il che mi sembra molto più conveniente rispetto alla mia interpretazione del grafico. Non vorrei davvero abusare della sua disponibilità ma potrebbe gentilmente chiarirci questi aspetti dell’utilizzo dei contattori. Grazie mille
Ciao Matteo, felice di fare la Tua conoscenza. Per quanto riguarda il contattore CT1, come evidenziato nello schema elettrico, esso ha il compito di escludere dall’impianto solamente il caricabatterie CBA. Se noti infatti il punto di intersezione dei cavi elettrici a sinistra dell’interruttore I2 è presente un “ponticiello” proprio ad indicare che tali cavi non sono collegati tra loro. Il riscaldatore è collegato in modo indipendente all’impianto dell’autoveicolo ed è autonomo nel suo funzionamento. Spero di averti chiarito il tuo dubbio, nel caso… sempre a disposizione! A prsto. Lucio.
Grazie mille per la tua risposta! Quindi la soluzione da applicare nel momento in cui sono connesso alla 220 potrebbe essere: caricabatterie intelligente che carica la batteria e ne mantiene la carica, trasformatore da 12 collegato alla 220 e un relè o un contattore che interrompe l’erogazione dalla batteria al momento della connessione alla 220, facendo si che le utenze prendano corrente esclusivamente dal trasformatore 220V/12V. Ha senso?
Un semplice collegamento caricabatterie->batteria->utenze è quindi sconsigliabile?
Grazie!
Ciao Lorenzo, per quanto concerne la prima domanda, in linea di massima il tuo ragionamento è giusto. Ricorda però di dimensionare correttamente i cavi elettrici di collegamento. Naturalmente, presta attenzione, anche ad eventuali altre fonti energetiche come ad esempio l’impianto fotovoltaico. Riguardo al “semplice collegamento“, io personalmente, te lo sconsiglierei, il rischio di un malfunzionamento con relativi danni al veicolo è a mio avviso, troppo elevato.
Buon lavoro. A presto. Lucio
Grazie mille sei stato gentilissimo!
Figurati! Quando vuoi, a presto.
Lucio
Ciao ,Complimenti un articolo veramente utile dettagliato e professionale la cosa graziosa è il tuo modo di spiegare non annoia anzi ti invoglia molto grazie.
Ciao Eugenio, ìl mio intento è proprio quello di fornire informazioni dettagliate, nel modo più semplice possibile. La noia spegne la creatività e la volontà di fare. Pertanto, cerco sempre e costantemente di evitarla… e soprattutto di allontanarla il più possibile da Voi. Felice di fare la Tua conoscenza e grazie mille per il Tuo commento.
Sempre a disposizione.
A presto, Lucio.